Falsità dichiarativa nel curriculum presentato ad un concorso pubblico

13 Set 2025
13 Settembre 2025

Il Consiglio di Stato ha affermato che, in una procedura selettiva, ricorre la fattispecie della non veritiera rappresentazione dei fatti autocertificati anche qualora i fatti siano  dichiarati nel curriculum vitae (CV) e non già nella domanda di partecipazione alla procedura, qualora l’oggetto della dichiarazione non veritiera risulti essenziale ai fini della nomina, a prescindere dalla sua materiale collocazione all’interno del CV ovvero della domanda di partecipazione alla procedura, con la conseguenza che va dichiarata la decadenza della  partecipazione alla procedura, ai sensi dell’art. 75 d.P.R. 445/2000.

In una procedura selettiva le false dichiarazioni conducono alla esclusione dalla procedura, non rappresentando dei falsi innocui rispetto all’ottenimento dei benefici derivanti dal concorso, sia quando il fatto rileva ai fini di comprovare il possesso del titolo di partecipazione, sia quando lo stesso concerne la fase della attribuzione di maggiore punteggio.

Sul piano normativo, l’art. 46 d.P.R. cit. non reca alcuna distinzione tra fatti dichiarati nel CV e fatti dichiarati nella domanda di partecipazione, facendo generale e astratto riferimento alla autodichiarazione di fatti personalmente o professionalmente rilevanti.

La ratio degli artt. 46 e 75 d.P.R. cit. non è solo quella (mediata e successiva) di proteggere la funzione amministrativa dall’incorrere in errori sostanziali di valutazione, bensì quella (formale e anticipata) di mettere tutti i concorrenti su un piano di parità con riferimento alla responsabilità che gli stessi assumono con le proprie autodichiarazioni, confidando sulla correttezza ed esattezza di quanto reciprocamente dichiarato, sia nel CV, sia nella domanda di partecipazione, nonché quella di porre la P.A. nelle condizioni di serenamente valutare i fatti, senza quindi essere indotta a destreggiarsi in defatiganti distinzioni e raffronti tra dati curriculari e dati contenuti nelle domande che, anche in buona fede, potrebbero dare adito ad illegittimità e ingiustizie a vantaggio di taluno e a discapito di altri.

Post di Alberto Antico – avvocato

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