Ma davvero la ristrutturazione edilizia non può alterare le linee essenziali del fabbricato originario?
A mio giudizio la risposta è negativa, ovviamente in assenza di vincoli urbanistici, paesaggistici o architettonici che richiedano il mantenimento della sagoma attuale.
Nonostante molte sentenze, anche recenti, sembrino voler confinare (consapevolmente o meno) la “ristrutturazione edilizia” esclusivamente a quegli interventi edilizi che conservano la struttura cd. originaria del fabbricato, la dizione letterale degli artt. 3, c. 1, lett. d) e 10, c. 1, lett. c) del d.P.R. n. 380/2001 non supportano tale applicazione restrittiva della norma che, a parere dello scrivente, è frutto di un’applicazione della stessa che sconta i retaggi di decenni di norme e di orientamenti giurisprudenziali in cui, stante la formulazione del concetto di ristrutturazione illo tempore vigente, era ben netta, e soprattutto chiara, la linea di demarcazione tra “nuova costruzione” e “ristrutturazione edilizia”.
Ora, però, tale iato si è progressivamente ridotto (rectius: sfumato) e, quindi, vi è da chiedersi se sia davvero corretto, o forse addirittura legittimo, cercare di circoscrivere gli interventi di “ristrutturazione edilizia” esclusivamente a quei progetti che, vuoi con ristrutturazione edilizia cd. leggera vuoi con quella cd. pesante, riescono a non alterare il complesso nativo dell’edifico, a tacer del fatto che, nel corso del tempo, la scienza delle costruzioni ed il gusto estetico hanno profondamente ed inevitabilmente inciso sull’architettura delle costruzioni.
Se così è, è davvero equanime continuare ad imporre il rispetto dei tratti salienti dell’edificato pre-esistente per non sfociare nella “nuova costruzione”?
Ragionando in siffatto modo, non si pone (forse) un freno alla naturale evoluzione ed innovazione dell’abitare e, non da ultimo, non si stagnano ingenti risorse economiche che permetterebbero, anche sfruttando le detrazioni fiscali, di rinnovare e rigenerare il vetusto tessuto urbano esistente che, come mantra, sentiamo ormai invocare come vox populi?
Post di Matteo Acquasaliente - avvocato
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