ZOOM IT: quali urgenti modifiche al DPR 380/2001 per fare ripartire l’edilizia? videoseminario breve di Italiaius giovedì 23 aprile, ore 9-9,40 circa

21 Apr 2020
21 Aprile 2020

Il prof. Bruno Barel mi scrive l'email che qui riporto:

"Caro Dario, mi sto chiedendo se noi possiamo fare qualcosa per il nostro Paese utilizzando le nostre competenze e la nostra esperienza. Per esempio, suggerendo qualche misura normativa che, senza chiedere contributi pubblici (che non ci sono), favorisca gli investimenti privati nel settore edilizio incidendo su due fattori strategici come il tempo e la semplificazione. Qualche idea ce l’ho e ho anche provato a tradurla in ipotesi di modifiche del Testo Unico Edilizia. Immagino che ce ne possano essere tante altre e che dal confronto si possa distillare qualche proposta più meditata e largamente condivisa, da affidare a chi ha più alte responsabilità ma forse meno tempo e meno confidenza con le tecnicalità. Penso a misure nazionali ma non escludo che si possa immaginare anche qualche proposta di livello regionale. Se hai voglia di parlarne, ne sarò lieto. Se desideri coinvolgere altre persone, ne sarò altrettanto lieto. Con amicizia Bruno".

Gli imprenditori sostanzialmente chiedono che venga sospeso/eliminato il contributo di concessione (oneri e costo di costruzione) e il contributo straordinario (o perequativo) e che i titoli edilizi o di altro tipo vengo rilasciati velocemente.

Ma ci sono numerose disposizioni normative che in Italia rendono molto complicato rilasciare velocemente un titolo edilizio e fare partire un cantiere.  In questo particolare momento emergenziale il Governo sembra orientato a concedere misure che prima apparivano impossibili: cosa tagliare, cambiare o aggiungere nel testo unico e/o nelle leggi regionali

Ne parleremo col prof. Bruno Barel in videoseminario giovedì 23 aprile 2020, ore 9-9,40 circa.

Avevamo ipotizzato di usare per il collegamento la piattaforma Jitsi, ma l'elevato numero di adesioni che ci è stato preannunciato ci induce a usare, invece, la piattaforma ZOOM.

Ricordiamo che per potervi accedere è necessario installare Zoom sul computer o sul cellulare, mentre le credenziali per l'accesso saranno pubblicate su Italiaius alle ore 8.45 della mattina del seminario.

Per preparare il seminario questa volta, ancora più delle altre volte, è fondamentale che i contributi dei lettori ci vengano inviati per tempo, usando la funzione "comments" in calce al presente post oppure con email (anche col nome da non rendere pubblico) a info@italiaius.it: VOI COSA CAMBIERESTE? 

avv. Dario Meneguzzo

P.s. si veda anche il successivo post sul tema, pubblicato si questo sito

ZOOM IT: videoseminario breve di giovedì 23 aprile 2020 col prof. Barel sulle modifiche al DPR 380/2001: aggiornamenti

8 replies
  1. stefano anzanello says:

    Limitatamente alle norme edilizie (tralasciando quindi gli aspetti urbanistici, non perché meno importanti, ma perché meriterebbero altri e ben più approfonditi ragionamenti), a mio avviso vale la pena agire con un intervento radicale di riduzione dei titoli edilizi a due anziché cinque. Oggi abbiamo CIL, CILA, SCIA, SCIA alternativa e PdC: è sufficiente CILA per interventi non strutturali e senza aumento di volume/superficie/sagoma, SCIA (eventualmente efficace a 30 giorni) per interventi strutturali o con modifica di volume/superficie/sagoma, comunque differibile per l’acquisizione dei vari nulla-osta/pareri/autorizzazioni. Ormai i Permessi di Costruire sono il 10-15% rispetto al totale delle pratiche e non credo che qualcuno ne avrebbe nostalgia. Nell’ottica della L.241/90 non c’è ragione di mantenere l’autorizzazione espressa perché in pressoché tutti i casi il rilascio del PdC dipende esclusivamente dall’accertamento di requisiti e presupposti richiesti dalla legge o da atti amministrativi a contenuto generale. Necessita comunque di strutturare meglio i procedimenti della CILA rendendo obbligatori gli elaborati grafici e un certificato di regolare esecuzione a fine lavori, disciplinando anche il tempo massimo di validità; analogamente, va strutturato chiaramente il procedimento della SCIA, che attualmente è un mix tra l’art. 19 della L.241/90 e la vecchia DIA.
    Per quanto riguarda la disciplina regionale (il Consiglio Regionale è in scadenza, quindi probabilmente non c’è il tempo per l’iter legislativo) varrebbe la pena aggiornare e ripulire la LR 61/1985: non sui procedimenti (c’è il 380, non serve duplicarlo) ma sugli aspetti che vengono esplicitamente demandati alle regioni: destinazioni d’uso, contribuzione e controlli sull’attività

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  2. Anonimo says:

    rispondo a Matteraglia:
    Per il computer fisso non serve installare alcun programma, ma basterà entrare in Italiaius giovedì mattina alle 8.55, cliccare su un link, che verrà scritto su un post qui pubblicato, e inserire la password che verrà indicata nello stesso post– giuseppe

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  3. Fiorenza Dal Zotto says:

    Buon giorno, io cercherei, per una volta, di non partire dalle norme, ma dall’idea di città, da come l’uomo vive e dovrà vivere. Queste settimane di isolamento ci devono far riflettere e, a mio avviso, ci devono suggerire nuovi criteri di progettazione degli spazi pubblici e privati, dei luoghi di ritrovo, delle abitazioni, delle scuole, degli ospedali, dei cinema, dei teatri, dei mezzi di trasporto. E non solo sulla base di un maggior distanziamento, una maggiore specializzazione e/o distinzione funzionale..No questo signficherebbe semplificare realtà complesse e proporre soluzioni meramente quantitative, anacronistiche e riduttive, che non aiutano a tradurre la complessità della situazione che stiamo vivendo. Si tratta di un momento storico irripetibile che potrebbe rappresentare – e dipende da noi – l’occasione per ripensare alla rigenerazione urbana delle nostre città, alla qualità della nostra vita e del nostro modo di vivere e convivere, abitare, attraversare e “usare” la città. Potremmo ricostruire quartieri e zone degradate facendo tesoro di quanto sta accadendo, proponendo criteri innovativi di sviluppo e di trasformazione . Pensiamo a quanto possono esserci di aiuto concetti come “porosità” (tanto cara a Bernardo Secchi) , mixitè fuzionale e sociale. Potrebbe essere finalmente l’occasione per sviluppare progetti di pianficazione territoriale a scala metropolitana, livello di pianificazione fino ad oggi assolutamente trascurato e sottovalutato.. Insomma quante cose potremo fare per vivere insieme tutti in modo migliore! Fiorenza Dal Zotto

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  4. Marco Farro says:

    A mio avviso occorre ridefinire e dare certezza ai rapporti tra
    – le definizioni degli interventi edilizi;
    – i procedimenti autorizzativi;
    – le casistiche di applicazione o meno del contributo di costruzione;
    – le casistiche relative agli incentivi fiscali;
    – i procedimenti di repressione degli abusi edilizi.
    Il problema è che forse l’unica soluzione è un testo normativo riscritto da zero…

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  5. Anonimo says:

    Riaprire i termini del vecchio piano casa per 24/36 mesi

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  6. Federico Pugina says:

    Alcune cose sono già state chieste all’interno delle leggi regionali del Veneto 50 e 51 che il Governo ha impugnato prima dell’emergenza sanitaria. Il tema del riuso rapido e senza lungaggini …del patrimonio edilizio esistente …dalle difformità non sanabili per doppia conformità al recupero dei sottotetti non applicabile per i limiti del DM del 1975. Troppe norme che non dialogano tra edilizia, sanità e sicurezza .

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  7. pierluigi matteraglia says:

    Non ho capito bene come entrare nel sistema ma ci proverò. Ovviamente da urbanista la questione posta mi interessa molto

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  8. Dario says:

    Io ho due proposte a riguardo:
    Revisionare, anzi eliminare e riscrivere il DM 1444/68. Ok i prinicipi base ma il piu delle volte blocca la rigenerazione urbana soprattutto nei centri fortemente edificati.
    L altra riguarda la revisione degli incentivi fiscali e togliere le stupide limitazioni dettate dall agenzia delle entrate.

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