La casa per l’imprenditore agricolo costruita in forza dell’art. 3 della l.r. veneta n. 24/1985 può essere ceduta a un soggetto non imprenditore agricolo?
La residenza col vincolo di destinazione rurale (abitazione per il coltivatore del fondo) può essere ceduta e abitata da chi non coltiva il fondo?
Il TAR Veneto e il Consiglio di Stato hanno detto di no e che questo configurerebbe un abuso edilizio.
L'articolo 3 della l.r. veneta n. 24/1985 (che ha sostituito la legge regionale n. 58 del 1978) sulla tutela delle zone agricole e l'edificabilità stabiliva quanto segue:
"L’edificazione di case di abitazione nelle zone agricole è concessa alle seguenti condizioni:
1) che sia in funzione della conduzione del fondo e delle esigenze abitative dell’imprenditore agricolo, singolo o associato e degli addetti all’azienda, coadiuvanti e/o dipendenti dalla stessa;
2) che costituisca o venga a costituire un unico aggregato abitativo e sia istituito un vincolo di destinazione d' uso dei fabbricati, trascritto nei registri immobiliari fino a variazione dello strumento urbanistico...".
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Dalla lettura degli articoli 43 e seguenti della legge regionale 11 del 2004, che a sua volta ha abrogato e sostituito la legge 24/1985, si evince che il vincolo di destinazione d'uso costituito in base alla legge n. 24/1985 rimane in vigore ancora oggi.
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Si veda anche l'articolo 45, comma 4, il quale stabilisce quanto segue:
"4. Le abitazioni e gli edifici destinati a strutture agricolo-produttive determinano un vincolo di destinazione d'uso fino alla eventuale variazione del piano degli interventi (PI)".
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Il caso concreto esaminato dai tribunali risale ad alcuni anni fa:
1) era stato costruito un edificio residenziale in zona agricola col vincolo di ruralità gravante sull'edificio ai sensi dell'art. 3 della L. n. 24/85;
2) i proprietari lo avevano ceduto a soggetti che non erano coltivatori del fondo;
3) il Comune di Costermano aveva ordinato il ripristino della destinazione vincolata (residenza del coltivatore del fondo);
4. l'ordinanza è rimasta non ottemperata;
5. il Comune ha acquisito la proprietà della casa ex art. 31 DPR 380/2001;
6. il TAR e il Consiglio di Stato hanno dato ragione al Comune.
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In concreto capita spesso che le case costruite col suddetto vincolo non servano più a chi coltiva il fondo, talvolta anche perchè il fondo rustico è stato sembrato o trasformato dal punto di vista urbanistico e non esiste più.
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Come potrebbe essere risolto il problema?
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A mio parere si potrebbe invocare l'articolo 43, comma 2, della l.r. 11 del 2004, il quale stabilisce che il P.I. (piano degli interventi) disciplina, tra l'altro:
"d) le destinazioni d'uso delle costruzioni esistenti non più funzionali alle esigenze dell'azienda agricola, fermo restando quanto previsto dal PAT per gli edifici con valore storico-ambientale di cui al comma 1, lettera a)".
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Questa soluzione potrebbe non essere indolore e comportare il pagamento di un contributo a titolo di perequazione: nel momento in cui il Comune consente lo svincolo, sarà opportuno stipulare un atto notarile per cancellare il vincolo ai fini della trascrizione.
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Post di Dario Meneguzzo - avvocato
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