Il riferimento iniziale alle “distanze politiche” appare generico e andrebbe chiarito fin da subito, anche alla luce degli sviluppi successivi citati nel testo. Non si tratta infatti di mere divergenze ideologiche, ma di una concreta diversità di valutazione sindacale circa la tutela dei lavoratori. La CGIL e la UIL, in particolare, avanzano richieste su aspetti economici e normativi che ritengono fondamentali per un rinnovo contrattuale equo. È importante sottolineare che, nel sistema della contrattazione pubblica, un accordo non può essere validamente concluso senza il consenso delle sigle che rappresentano almeno il 50% + 1 della rappresentatività complessiva: la posizione della CISL, da sola, non è sufficiente. Preoccupa, in questo senso, la possibile evoluzione della posizione della UIL, che, sembra mostrarsi più morbida negli ultimi incontri, con il rischio di una manovra politica che punti a isolare la CGIL, riducendo il confronto a una logica di contrapposizione anziché di mediazione. Il mancato rinnovo, quindi, non va letto come un mero irrigidimento sindacale, bensì come una scelta di responsabilità, tesa a garantire condizioni più adeguate per i lavoratori del comparto.
Salvo altri rilievi che sarebbero necessari da fare. Si dice in un passo: …. Gli aumenti previsti, seppur parzialmente erosi dall’inflazione……. *Bisogna ricordare che il Governo continua a non prevedere le risorse necessarie a un rinnovo contrattuale che superi il 5,78% a fronte dell’inflazione del 16% del triennio 2022/2024.
In presenza di un’inflazione del triennio 2022-24 pari al 16% annunciare un aumento che non arriva al 7% significa di fatto impoverire di circa il 10% lavoratrici e lavoratori del pubblico impiego. I veri numeri sono questi: i rinnovi contrattuali dei trienni 2016/2018 (+3,48%) e 2019/2021 (+4,38%) sono stati superiori all’inflazione, rispettivamente al 2,1% e al 2,3%. Al contrario, quello relativo al 2022/2024 rappresenterebbe il primo Ccnl con un adeguamento economico abbondantemente al di sotto dell’inflazione registrata”.
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Il riferimento iniziale alle “distanze politiche” appare generico e andrebbe chiarito fin da subito, anche alla luce degli sviluppi successivi citati nel testo. Non si tratta infatti di mere divergenze ideologiche, ma di una concreta diversità di valutazione sindacale circa la tutela dei lavoratori. La CGIL e la UIL, in particolare, avanzano richieste su aspetti economici e normativi che ritengono fondamentali per un rinnovo contrattuale equo. È importante sottolineare che, nel sistema della contrattazione pubblica, un accordo non può essere validamente concluso senza il consenso delle sigle che rappresentano almeno il 50% + 1 della rappresentatività complessiva: la posizione della CISL, da sola, non è sufficiente. Preoccupa, in questo senso, la possibile evoluzione della posizione della UIL, che, sembra mostrarsi più morbida negli ultimi incontri, con il rischio di una manovra politica che punti a isolare la CGIL, riducendo il confronto a una logica di contrapposizione anziché di mediazione. Il mancato rinnovo, quindi, non va letto come un mero irrigidimento sindacale, bensì come una scelta di responsabilità, tesa a garantire condizioni più adeguate per i lavoratori del comparto.
Salvo altri rilievi che sarebbero necessari da fare. Si dice in un passo: …. Gli aumenti previsti, seppur parzialmente erosi dall’inflazione……. *Bisogna ricordare che il Governo continua a non prevedere le risorse necessarie a un rinnovo contrattuale che superi il 5,78% a fronte dell’inflazione del 16% del triennio 2022/2024.
In presenza di un’inflazione del triennio 2022-24 pari al 16% annunciare un aumento che non arriva al 7% significa di fatto impoverire di circa il 10% lavoratrici e lavoratori del pubblico impiego. I veri numeri sono questi: i rinnovi contrattuali dei trienni 2016/2018 (+3,48%) e 2019/2021 (+4,38%) sono stati superiori all’inflazione, rispettivamente al 2,1% e al 2,3%. Al contrario, quello relativo al 2022/2024 rappresenterebbe il primo Ccnl con un adeguamento economico abbondantemente al di sotto dell’inflazione registrata”.
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