Il T.A.R. Veneto, con riferimento all’attuale art. 95, c. 10 del D. Lgs. n. 50/2016, statuisce che gli oneri da rischio specifico devono sempre essere indicati dall’offerente anche in mancanza di una previsione espressa delle lex specialis e che, in caso di carenza assoluta degli stessi, la stazione appaltante non può ricorrere nemmeno al c.d. soccorso istruttorio che, invece, ai sensi dell’Ad Pl. n. 19/2016 si applica alle procedure ante nuovo Codice Appalti.

Pertanto, ad oggi, negli appalti che non contengono mere prestazione intellettuali, l’offerente ha l’obbligo, a pena di esclusione, di indicare specificatamente gli oneri da rischio specifico.

Nella medesima sentenza il Collegio si sofferma sulle possibili voci di danno che si possono chiedere in caso di aggiudicazione illegittima.

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La revoca/rinuncia al mandato non produce effetti nei confronti dell’altra parte finché non è avvenuta la sostituzione del difensore.

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Per gentile concessione dell'autore, il segretario comunale Dott. Mario De Vita, che sentitamente ringraziamo, pubblichiamo una nota relativa all'istituto dell'acquisizione sanante ex art. 42 bis del D.P.R. n. 327/2001.

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Il T.A.R. ricorda che la Pubblica Amministrazione ha l’obbligo giuridico di rispondere anche alle istanze transattive e che, in caso di mancata risposta, il privato può attivare il ricorso avverso il silenzio.

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Il T.A.R. Veneto spiega perché, in presenza di clausole escludenti, il partecipante non è gravato dell’onere di impugnare anche l’aggiudicazione definitiva: in questo caso, infatti, il Giudice può sempre chiamare in causa il terso aggiudicatario, ex art. 28, c. 3 c.p.a..

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La notifica del ricorso all’Avvocatura Generale dello Stato, anziché a quella distrettuale, non inficia l’ammissibilità del ricorso se l’Amministrazione si costituisce in giudizio e non si limita ad una mera difesa “processuale”.

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Il T.A.R. afferma che le ragioni giuridiche che possono giustificare l’apposizione di un’area a verde agricolo possono essere anche di natura "non agricola".

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Il T.A.R. Veneto, con riferimento alla notifica del ricorso tramite PEC avvenuta prima dell’entrata in vigore del Processo Amministrativo Telematico (P.A.T.), ammette l’errore scusabile stante la presenza di un contrasto giurisprudenziale.

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Il T.A.R. conferma che il c.d. principio d’equivalenza di cui all’art. 68 del D. Lgs. n. 163/2006 non può essere applicato per ammettere un’offerta che è priva dei requisiti minimi essenziali richiesti dal bando di gara.

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Il T.A.R. ricorda che, a pena di inammissibilità del ricorso, il bando di gara può essere impugnato soltanto se contiene le c.d. clausole escludenti.

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