L’origine del motto “No taxation without representation”
L’art. 12 della Magna Charta Libertatum, ovvero del provvedimento che il re d’Inghilterra Giovanni Plantageneto (noto come Giovanni Senzaterra) fu costretto a concedere ai baroni del Regno, il 15 giugno 1215, per quanto ivi interessa, recitava: “No scutage not aid shall be imposed on our kingdom, unless by common counsel of our kingdom”, ovvero nessuna imposta può essere applicata dal Re se non è stata approvata dal concilio del Regno.
Questo principio è stato poi trasfuso nel principio americano “no taxation without representation”
Quando gli Stati Uniti d’America erano ancora un insieme di tredici piccole colonie inglesi situate nella parte nord-orientale del continente americano, infatti, l’Inghilterra, dissanguata economicamente dalla ‘Guerra dei sette anni,’ impose ai sudditi americani una serie di tasse per rimpinguare le casse statali.
Intrise di cultura illuministica e consapevoli che il consenso dei contribuenti nella determinazione delle imposte era uno dei cardini tradizionali della libertà inglese fin dai tempi della Magna Charta, le tredici colonie rifiutarono il pagamento delle tasse e posero l’alternativa di inviare i propri rappresentanti al Parlamento di Londra o di essere esonerati da ogni tassa non approvata dai loro rappresentanti.
Il principio era uno: “No taxation without representation”, nessuna tassa senza rappresentanza.
Questo principio ha dato poi il via alla guerra d’indipendenza che culminò, il 4 luglio del 1776, nella Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America.
Da allora questo principio ha permesso la nascita dapprima dello Stato liberale e poi di quello democratico e sociale.
Nel nostro Stato questo principio è stato codificato nell’art. 23 della Costituzione italiana secondo cui: “Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge”.
dott. Matteo Acquasaliente
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