Cosa ci insegna il “caso Milano”: tra giudice penale e amministrazione non può esserci una “doppia” urbanistica
Il "caso Milano" è quello dei grattacieli costruiti con SCIA e con varie deroghe alle più note regole urbanistiche, finito nel mirino della Procura della Repubblica di Milano e poi anche della Corte dei Conti.
L'avvocato Stefano Bigolaro, che sentitamente ringraziamo, ci invia la nota che volentieri pubblichiamo, già edita nei giorni scorsi sul giornale Il Dubbio.
Mi permetto di segnalare che in Veneto esiste ancora l’ Art. 11 della lr n . 14/2019 – Disposizioni generali e di deroga.
al c. 5 dice:
5. Gli strumenti urbanistici comunali possono individuare gli ambiti di urbanizzazione consolidata nei quali gli interventi di riqualificazione di cui all’articolo 7 consentono la cessione al comune di aree per dotazioni territoriali in quantità inferiore a quella minima prevista dagli articoli 3, 4 e 5 del decreto ministeriale n. 1444 del 1968, qualora sia dimostrato che i fabbisogni di attrezzature e spazi collettivi nei predetti ambiti, anche a seguito del nuovo intervento, sono soddisfatti a fronte della presenza di idonee dotazioni territoriali in aree contermini oppure in aree agevolmente accessibili con appositi percorsi ciclo pedonali protetti e con il sistema di trasporto pubblico. In tale caso il mantenimento delle dotazioni territoriali, infrastrutture e servizi pubblici stabiliti dal decreto ministeriale n. 1444 del 1968, è assicurato dalla monetizzazione, in tutto o in parte, della quota di dette aree.
Anche se oggi lo steso articolo calato nel Pdl n- 244 è in parte rivisto: art. 78 c.7
7. Gli strumenti urbanistici comunali possono individuare gli ambiti di urbanizzazione consolidata nei quali gli interventi di riqualificazione di cui all’articolo 74 consentono la cessione al comune di aree per dotazioni territoriali in quantità inferiore a quella minima prevista, qualora sia dimostrato che i fabbisogni di attrezzature e spazi collettivi nei predetti ambiti, anche a seguito del nuovo intervento, sono soddisfatti a fronte della presenza di idonee dotazioni territoriali in aree contermini oppure in aree agevolmente accessibili con appositi percorsi ciclo pedonali protetti e con il sistema di trasporto pubblico. In tale caso il mantenimento delle dotazioni territoriali, infrastrutture e servizi pubblici, è assicurato dalla monetizzazione, in tutto o in parte, della quota di dette aree.
Appare evidente che non si faccia più riferimento al dm . 1444 del 1968, e che vengono sempre più sottratti spazi al fabbisogno di servizi.
Come sempre Stefano è un acuto osservatore. Condivido ogni sua parola. Grazie Stefano!
Il comma 6 dell’art. Art. 41-quinquies della legge 1150/1942 è chiaramente conseguente alle vicende narrate in Genesi 11,1-9
su Di Milano.corririe.it c’ è un’ articolo che mi pare apprezzabile::
Edilizia a Milano e Scia, l’avvocata Veronica Dini: «Con queste regole spuntano migliaia di progetti senza verifiche»
Molti cittadini e comitati hanno presentato esposti o ricorsi contro cantieri o edifici ritenuti fuori norma: «I milanesi stanno coordinando azioni civiche e politiche, oltre che legali»
«Con il meccanismo delle Scia il livello di trasparenza è molto più basso e i cittadini si difendono per vie legali». A Veronica Dini, avvocata esperta di questioni ambientali e urbanistiche, si sono rivolti molti cittadini e comitati che hanno presentato esposti o ricorsi contro cantieri o edifici ritenuti fuori norma. Il suo punto d’osservazione, dunque, è quello di chi si ritiene vittima di eventuali abusi o forzature delle norme.
Avvocata, dietro le iniziative giudiziarie della procura ci sono azioni legali di cittadini?
«Per quanto posso saperne io, per alcuni casi è così, però è anche vero che molti casi presentano affinità, quindi è plausibile che la procura abbia scelto di procedere anche d’ufficio per altri casi».
Ma cosa lamentano i comitati?
«In alcuni casi, sul cartello di cantiere accanto a casa qualcuno inizialmente ha letto “demolizione”, riferita magari a un magazzino, poi è comparsa la parola “ristrutturazione”, ma a un certo punto si sono trovati di fronte a una torre di dimensioni e altezze molto diverse da quelle preesistenti».
E come è possibile questo?
«Per effetto della procedura delle Scia, che rispetto al permesso di costruire comporta un’istruttoria minore, qualcuno ha frazionato i progetti, sottraendoli a un esame completo dal punto di vista edilizio e urbanistico. E ora, a colpi di Scia, il rischio è trovarsi con decine di progetti senza un disegno di città e senza una effettiva verifica del fabbisogno di servizi. Tra questi ci sono anche, ovviamente, progetti molti belli e del tutto in regola, ma altri sembrano proprio non esserlo».
E adesso cosa succederà?
«I cittadini stanno coordinando azioni civiche e politiche, oltre che legali, ma non possiamo immaginare certo che si arrivi all’abbattimento di edifici in cui già abitano famiglie, con uno strascico di risarcimenti richiesti al Comune».
E allora?
«Una via potrebbe essere la giustizia riparativa, o comunque l’avvio di un percorso condiviso, che favorisca interventi che compensino la qualità della vita danneggiata a quei cittadini».
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