Nel Veneto l’approvazione tacita del PUA non si realizza, se il piano adottato non è pubblicato

22 Mar 2018
22 Marzo 2018

Il titolo del post si riferisce a una sentenza del Consiglio di Stato, che riguarda l'articolo 20 della l.r. del Veneto n. 11 del 2004.

L’art. 20 della legge, rubricato procedimento di formazione, efficacia e varianti del “piano urbanistico attuativo”, stabilisce: 

al primo comma che il “piano urbanistico attuativo (PUA) è adottato dalla Giunta comunale ed approvato dal Consiglio comunale. Qualora il piano sia di iniziativa privata la Giunta comunale, entro il termine di settantacinque giorni dal ricevimento della proposta corredata dagli elaborati previsti, adotta il piano oppure lo restituisce qualora non conforme alle norme e agli strumenti urbanistici vigenti”;

al terzo comma, che “entro cinque giorni dall’adozione il piano è depositato presso la segreteria del Comune per la
durata di dieci giorni; dell’avvenuto deposito è data notizia mediante avviso pubblicato nell’albo pretorio del Comune e mediante affissione di manifesti. Nei successivi venti giorni i proprietari degli immobili possono presentare opposizioni mentre chiunque può presentare osservazioni”;

al quarto comma che “entro settantacinque giorni dal decorso del termine di cui al comma 3, il Consiglio comunale approva il piano decidendo sulle osservazioni e sulle opposizioni presentate”.

Il comma 4 bis, in proposito, sancisce che “i termini previsti dai commi 1, 3 e 4 sono perentori; qualora decorrano inutilmente i termini di cui ai commi 1 e 4 il piano si intende adottato o approvato e le opposizioni o osservazioni eventualmente presentate, respinte”.

Post di Daniele Iselle - funzionario comunale

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Nel Veneto gli accordi recepiti nel PAT, che subordinano l’edificabilità a un piano attuativo, non decadono dopo 5 anni

22 Mar 2018
22 Marzo 2018

La legge regionale veneta n. 11 del 2004 stabilisce a proposito del piano dal piano degli Interventi (PI) (che ha contenuto e funzioni operative) che, in mancanza della prevista approvazione dello strumento urbanistico attuativo entro il termine di cinque anni, la qualificazione edificatoria decada e l’area divenuta inedificabile necessiti di una nuova pianificazione.

Il Consiglio di Stato precisa che tale decadenza non si verifica se una previsione simile sia contenuta nel P.A.T., in forza di un accordo, in quanto il PAT, sulla base della medesima legge regionale, ha durata illimitata.

Post di Daniele Iselle - funzionario comunale

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Sull’immodificabilità del RTI

22 Mar 2018
22 Marzo 2018

Il T.A.R. Milano, comparando il nuovo Codice Appalti con il vecchio, giunge ad affermare che le ipotesi di modificabilità dell’ATI devono essere ammesse solo in casi eccezionali e tassativamente previsti: le aperture che si erano concretizzate nella vigenza del D. Lgs. n. 163/2006, infatti, non sono applicabili analogicamente al D. Lgs. n. 50/2016.

Post di Matteo Acquasaliente - avvocato

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Quando possono essere diniegati gli impianti di energia da fonti rinnovabili

21 Mar 2018
21 Marzo 2018

Il TAr Molise spiega che la sottrazione di intere aree all’installazione di impianti di produzione da energie rinnovabili può avvenire solo per effetto di vincoli di tipo normativo ovvero per effetto di scelte di tipo pianificatorio adottate con lo speciale procedimento descritto nelle Linee Guida.

La sentenza si occupa, in particolare, dei boschi e del vincolo paesaggistico. 

Post di Dario Meneguzzo - avvocato 
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La sanzione pecuniaria di cui all’articolo 34, comma 2, del DPR 380 non si applica se il titolo manca del tutto

21 Mar 2018
21 Marzo 2018

Segnaliamo sulla questione una sentenza del TAR Potenza.

Post di Dario Meneguzzo - avvocato
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Gli abusi risalenti nel tempo non fanno maturare un affidamento

21 Mar 2018
21 Marzo 2018

Il TAR Potenza, citando anche una recente Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, esclude che il decorso del tempo produca un qualche effetto sanante o di tolleranza verso gli abusi edilizi.

Post di Dario Meneguzzo - avvocato 
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Da quando decorre il termine per impugnare le ammissioni altrui?

21 Mar 2018
21 Marzo 2018

Il T.A.R. Veneto sembra confermare che il termine di trenta giorni per impugnare le illegittime ammissioni altrui (c.d. rito super accelerato) decorra da quando si è avuto piena ed esaustiva contezza, in seduta pubblica, del vizio dell’offerta.

Post di Matteo Acquasaliente - avvocato

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Il C.G.A.R.S. dà un’interpretazione estensiva delle ipotesi di rimessione al primo giudice di cui all’art. 105 c.p.a.

21 Mar 2018
21 Marzo 2018

Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana afferma che l’art. 105 c.p.a., nel disciplinare l’annullamento da parte del Giudice d’appello della sentenza di I grado con rinvio al Giudice di prime cure, prevede categorie generali suscettibili di interpretazione estensiva: con ciò, la rimessione al primo giudice in seno alla giustizia amministrativa assume contorni più ampi di quella prevista dagli artt. 353-354 c.p.c., fondata su ipotesi tassative.

Nel caso di specie, il Consiglio ha confermato il suo orientamento di applicazione dell’art. 105 c.p.a. all’ipotesi di sentenza di primo grado che abbia pronunciato un rigetto in rito per error in iudicando su una questione preliminare, omettendo così l’esame nel merito delle domande.

Specularmente, il Consiglio dà un’interpretazione restrittiva alle ipotesi di controversie che il giudice d’appello può decidere nel merito, trattenendo a sé la causa, a fronte di una pronuncia di puro rito in primo grado, in nome del principio del doppio grado di giudizio.

Post del dott. Alberto Antico

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La legge veneta sulle cave

20 Mar 2018
20 Marzo 2018

Segnaliamo la pubblicazione sul Bur n. 27 del 16/03/2018 della Legge Regionale del Veneto n. 13 del 16 marzo 2018, recante "Norme per la disciplina dell'attività di cava"

https://bur.regione.veneto.it/BurvServices/pubblica/DettaglioLegge.aspx?id=366192

Post di Marco Merlo - funzionario comunale

Manufatti e impianti di prima lavorazione connessi con l’attività estrattiva nella nuova legge veneta sulle cave

20 Mar 2018
20 Marzo 2018

Segnaliamo l'articolo 17 della nuova legge regionale del Veneto sulle attività di cava n. 13 del 16 marzo 2018

Art. 17
Manufatti e impianti di prima lavorazione connessi con l’attività estrattiva.

1.   Per i manufatti e gli impianti di prima lavorazione connessi con l’attività di coltivazione, il comune, a seguito della formalizzazione dell’autorizzazione di cui all’articolo 10, rilascia idoneo titolo abilitativo ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia” e successive modificazioni, anche in deroga alla disciplina di cui al Titolo V della legge regionale 23 aprile 2004, n. 11.

2.   I manufatti e gli impianti di prima lavorazione eventualmente realizzati, sono temporanei e devono essere asportati o demoliti dopo la cessazione dell’attività autorizzata, fatta salva la facoltà di una loro diverso utilizzo purché compatibile con gli strumenti urbanistici vigenti e conforme alla normativa edilizia.

3.   I manufatti e gli impianti di prima lavorazione connessi con l’attività di coltivazione della cava, ivi comprese le aree funzionali a servizio degli stessi, possono essere riconosciuti quali pertinenze tecniche di altre cave del medesimo materiale e, in quanto tali, restano in esercizio per tutta la durata delle attività estrattive ad essi afferenti.

4.   La Giunta regionale, sentita la competente commissione consiliare, stabilisce criteri e modalità per l’applicazione del comma 3.

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Post di Daniele Iselle - funzionario comunale

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