Piano casa: cementificazione inutile e dannosa o concretezza veneta?

10 Gen 2014
10 Gennaio 2014

Mercoledì 8 gennaio ho assisto alla tavola rotonda organizzata da Confartigianato presso La Fornace di Asolo (a proposito: complimenti a chi ha recuperato il complesso rendendolo così bello!).

L'assessore Zorzato si è sforzato di evidenziare i meriti del piano casa e le ragioni per le quali il terzo piano casa è fatto così come conosciamo. Altri relatori, come il giornalista Gianantonio Stella ed il sindaco di Asiago Andrea Gios, e alcune persone intervenute dal pubblico presente in sala  hanno duramente contestato il terzo piano casa, ritenuto inutile e dannoso per le future generazioni.

Da parte mia, ritenendo che il piano casa possa essere utile, vorrei però indicare alcuni punti del terzo piano casa che, a mio giudizio, avrebbero meritato una maggiore ponderazione, per amore del  territorio Veneto:

1) la misura dell'ampliamento potenziale è altissima: era proprio necessaria così alta?

2) gli ampliamenti possono trasformarsi senza problemi nella creazione di nuovi edifici del tutto autonomi e indipendenti dall'edificio di partenza: perchè chiamare "ampliamenti" la creazione di nuovi edifici extra PRG?

3) e perchè nel raggio di 200 metri?

4) perchè costringere i comuni a pianificare, spendendo cifre enormi in PAT e P.I., facendo coesistere con i piani una normativa di deroga ai piani dal 2009 al 2017? Ci sono ancora comuni privi di PAT, perchè non hanno i soldi per farlo (per esempio Monte di Malo, in provincia di Vicenza): ha senso continuare a prevedere l'obbligo del PAT per chi non lo ha ancora fatto?

5) è stato del tutto escluso il potere dei Comuni di introdurre limitazioni. Ma la Politica non avrebbe davvero potuto trovare un compromesso su questa questione, ascoltando i problemi concreti di molti sindaci?

6) non sarebbe il caso di ripensare al contenuto dei piani urbanistici, per ridurne i contenuti al poco davvero essenziale e per impedire (per esempio) ai pianificatori di inserirvi le previsioni più falotiche e strampalate immaginabili?

7) perchè mantenere la deroga alla distanza dai confini?

avv. Dario Meneguzzo

 

 

 

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7 replies
  1. stupefatto says:

    Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario. (George Orwell)

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  2. Alberto says:

    Michele Ainis autore di “Privilegium” scrive: …. lo Stato foraggia con le nostre tasse, confezionando di volta in volta leggi su misura che ne garantiscono la legittimità e il benessere. Tanto che abbiamo in circolo 63.000 norme di deroga, con buona pace del principio di eguaglianza. Uno schiaffo al merito, alla concorrenza, alla mobilità sociale: e infatti un italiano su due rimane intrappolato nel proprio ceto d’origine e dagli anni Ottanta la disuguaglianza sociale è cresciuta del 33%.”.
    Oggi non mi sembra di intravede nessun politico che abbia la volontà di fare quello che secondo me andrebbe fatto: eliminare tutte le leggi, tutte, e ripartire dalla Costituzione e rifondare da zero l’Italia. Ogni giorno leggo di presunte riforme su tutto (province, unioni di comuni, abolizione del senato, giustizia e, perché no, ACI-PRA, Consorzi, Bacini imbriferi, ecc.) ma in conclusione vedo solo caute cimature ed ulteriori innesti (autority, agenzie, commissioni, ecc.) praticati su una pianta (lo stato italiano) che un competente giardiniere avrebbe già sottoposto ad una appropriata potatura di riforma.
    Oggi con il pulviscolo di corporazioni che esiste in Italia e l’incapacità di governo la vedo dura, molto dura la c.d. “uscita dalla crisi”.
    Il piano casa, che s’inserisce nel contesto sopra descritto, lo giudico in termini positivi perché offre sia una semplificazione procedurale sia, soprattutto, consente l’edificazione che altrimenti sarebbe bloccata o limitata, il più delle volte, da meri vincoli burocratici/urbanistici. Condivido lo spunto relativo alle distanze dai confini perché deve esserci il rispetto della proprietà privata ed è nella contingenza stessa del piano casa regionale che si annida l’aspetto negativo della L.R. 32/2013.
    Dovrebbe essere la regola vivere serenamente anche questo momento della vita delle persone – costruire la propria abitazione o il proprio luogo di lavoro – ma il più delle volte sappiamo come va a finire.
    La legge regionale mi sembra fondamentalmente propositiva.

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  3. fiorenza dal zotto says:

    riflessione: perchè si ritiene che il governo del territorio possa essere gestito attraerso l’introduzione di strumenti di deroga (deroga agli strumenti urbanistici, deroga alle norme ordinarie su parcheggi, distanze, ecc.)? perchè ancora si pensa che parte di tali diritti derogatori si debbano fondare su “diritti soggettivi” (essere padre, figlio, coniuge, ecc.) mutevoli nel tempo e non controllabili?
    Pensare che tali strumenti possano costituire il volano dell’economia e/o l’occasione per il migliorametno della qualità architettonica degli edifici e, a mio avviso, oltre che illusorio, iniquo e, anche eticamente, non condivisibile sotto diversi punti di vista: a) si utilizza ancora una volta il governo del territorio come strumento con il quale gestire il consenso anzichè porre alla base della gestione della crescita urbana il rispetto di principi rigorosi da salvaguardare all’insegna della sostenibilità che è un valore collettivo che va salvaguardato nell’interesse generale di noi tutti (pensiamo solo a titolo meramente esemplificativo – ma questo è solo un aspetto – alla dotazione di parcheggi che negli strumenti urbanistici di tutti i comuni è sempre notevolmente superiore ai valori minimi previsti dalla legge statale e che verrebbe quindi derogata); b) si crea contrapposizione tra diversi livelli dell’amministrazione (regione – comuni) e tra i vari livelli di pianificazione (deroga agli strumenti urbnaistici approvati) negando tutti i principi di sussidiarietà che dovrebbero invece contraddistinguere l’azione dell’amministrazione pubblica. Ma siamo proprio sicuri che questo approccio sia effettivamente utile alla difesa dell’interesse generale che, ricordiamoci, sta a un livello molto più alto dell’interesse del singolo?
    fiorenza dal zotto

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  4. Fernando Lucato says:

    Circa le previsioni “falotiche e strampalate dei PAT/PI”, considerato che il 90% dei PAT/PATI sono copianificati con la Regione e con la Provincia, si tratta di previsioni largamente condivise a tutti i livelli! Mi pare, quindi, che il problema non sia tanto nella forma dei piani, quanto piuttosto nell’incapacità di immaginarne prima i contenuti e poi di tradurli in elaborati tecnici coerenti ed efficaci: visione politica e capacità tecnica. Merce rara!
    A proposito: quali comuni hanno speso cifre “enormi” per i PAT/PI? Osservo che con decreto del Ministero della Giustizia n. 143/2012, art. 6, il compenso orario lordo del professionista incaricato da porre a base d’asta varia da 50 a 75 euro/ora (lordi) che scende da 37 a 50 per il collaboratore iscritto all’ordine: considerando che i ribassi sono oltre il 30%, si desume che un congruo compenso può essere di €35/h per l’incaricato e € 26/ per il collaboratore laureato. Fate l’idraulico!

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    • Luca says:

      Egregio arch.
      A proposito delle cifre enormi, le pare poco per un PAT spendere 60.000 €, mi sa che molti Comuni, con i tempi che corrono non sanno dove andare a prenderli.
      Tenga conto che dopo, è necessario, un Piano degli Interventi, che può costare dai 20.000 € in su.
      Queste cifre servono per Comuni di piccole dimensioni, per i comuni più grandi che cifre occorrono ?

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    • stupefatto says:

      Cosa costa un PAT – alcuni esempi tratti dal web:

      – Cavaion Veronese € 116.280,00 – abitanti 5.629;
      – Arcugnano € 105.911,67 – abitanti 7.808;
      – Albettone € 55.000 circa – abitanti 2.066;
      – Cappella Maggiore € 55.000 – abitanti 4.729

      Media: costo per abitante arrotondato per difetto: 16 euro.

      Abitanti della regione del Veneto: 4.881.756

      Risultato: € 78.108.096

      Ovviamente molti comuni hanno utilizzato i propri uffici tecnici ed allora riduciamo ad un terzo il totale: 26.000.000 di euro…..

      Beati idraulici…..

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  5. Gianluca says:

    Personalmente sposo in pieno quanto detto, e queste (ed altre) domande affollano la mente di molti operatori del settore che, come me, non hanno tempo di aspettare i tempi e le lungaggini della politica, i dibattiti presso sale di ritrovo, o attese circolari “esplicative” che poi lasciano sempre aperta qualche questione….e diamine, dal 2009 a ora, dopo tutta questa sperimentazione sul campo e successivi rimpasti della legge, vuoi che ancora ci siano questioni non chiare?
    Gli uffici tecnici comunali sono operativi, aperti al pubblico, hanno tempi amministrativi sempre più stretti da rispettare (per non parlare che sono i primi a essere citati legalmente), sono costituiti da persone che come me devono, sottolineo DEVONO, operare e dare risposta ai cittadini perchè è per la collettività e il rispetto comune che si lavora: cittadini lo siamo tutti!
    Partecipando a svariati incontri mi sono sempre chiesto: come mai i rappresentanti regionali non danno mai risposte vere e concrete sui problemi di applicazione della legge? e mi riferisco non ai politici, lì posso comprendere, ma ai tecnici, perchè quanto meno da loro ci si aspetta un approccio pratico (sennò mica si è tecnici)…
    Uffici tecnici, professionisti privati, cittadini e imprese, TUTTI devono poter operare con certezza, perchè non esistono posizioni di parte, ma solo soggetti vari che interagiscono e cooperano fra loro; le “parti” lasciamole in politica.

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