Decreto d’esproprio e dichiarazione di pubblica utilità
Il T.A.R. si sofferma sulla natura giuridica sia del decreto d’sproprio emesso dopo il termine sia della dichiarazione di pubblica utilità.
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Il T.A.R. si sofferma sulla natura giuridica sia del decreto d’sproprio emesso dopo il termine sia della dichiarazione di pubblica utilità.
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Lo ha deciso con una sentenza articolata il Consiglio di Stato, che ha analizzato l’art.156 del codice di procedura civile.
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Il legislatore italiano è riuscito a creare uno dei meccanismi più insulsi possibili e immaginabili attraverso il quale il terzo è costretto a passare, se vuole opporsi a una DIA / SCIA illegittima, che lede i propri interessi.
All'inizio deve diffidare la P.A. a provvedere; se la P.A. non provvede, deve ricorrere al rito del silenzio per ottenere una sentenza che obbliga la P.A. a rispondere; se la P.A. risponde che la la DIA/SCIA è legittima, deve impugnare questo diniego di provvedere davanti al TAR; se il TAR annulla il diniego di provvedere, dicendo che la DIA/SCIA è illegittima, la parla torna alla P.A., che deve determinarsi di nuovo.
Ma cosa succede se, arrivati a questo punto, la P.A., invece di provvedere di nuovo, temporeggia e non provvede? Il terzo è costretto a ricorrere a un ennesimo giudizio, quello di ottemperanza. Ma qual è la sentenza di cui si deve chiedere l'ottemperanza? quella emanata sul ricorso avverso l'iniziale silenzio oppure quella successiva che annulla il diniego di provvedere?
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Il T.A.R. chiarisce che, ai sensi dell’art. 84 del D. Lgs. n. 163/2006, non vi alcuna incompatibilità tra il ruolo di segretario verbalizzante e quello di redattore degli atti di gara.
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Il T.A.R. ricorda l’evoluzione giurisprudenziale sul diritto al trasferimento previsto dall’art. 33, comma 5 della legge 104/1992, ricordando che, spesso, le esigenze pubbliche sottese al corretto e regolare funzionamento degli Uffici prevalgono sulle esigenze personali del richiedente.
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Il T.A.R. ricorda la distinzione tra l’annullamento con effetto caducante e quello con effetto viziante.
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Il T.A.R. stabilisce quando, in materia di concessioni demaniali, c’è la giurisdizione del giudice amministrativo.
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Il T.A.R., dopo aver affermato che il c.d. proprietario di in sito incontaminato può essere destinatario di un obbligo di bonifica soltanto se è responsabile dell’inquinamento, afferma che questo onere si trasmette agli eredi del proprietario dell’area soltanto se si accerta, anche nei loro confronti, l’elemento soggettivo del dolo o della colpa.
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Il T.A.R. Veneto dà atto del sillogismo giuridico che lo porta ad affermare la competenza dell’organo politico, al posto di quello dirigenziale, in materia di rimozione dei rifiuti.
Post di Matteo Acquasaliente
Il T.A.R. si sofferma sull’art. 39 comma, del RD n. 773/1931, chiarendo che il soggetto detentore di un porto d’armi debba essere una persona seria ed affidabile. I giudici ricordano che la valutazione dell'Autorità di P.S., essendo un giudizio prognostico e fortemente discrezionale, può essere sindacata soltanto se viola i canoni di ragionevolezza e di coerenza. Di conseguenza, l’Amministrazione può legittimamente negare o revocare il porto d'armi anche qualora la condotta dell'interessato presenti soltanto segni di pericolosità e/o semplici indizi di inaffidabilità.
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