25° anniversario della firma della Convenzione europea del paesaggio, ma in Veneto siamo ancora senza Piano paesaggistico regionale

03 Gen 2025
3 Gennaio 2025

L’art. 4 d.l. 201/2024 afferma che, al fine di celebrare il 25° anniversario della Convenzione europea sul paesaggio, fatta a Firenze il 20 ottobre 2000 e ratificata dall’Italia con la l. 9 gennaio 2006, n. 14, è autorizzata la spesa di 800 mila euro per l’anno 2025.

Mentre a Firenze si brinderà al 25° compleanno della Convenzione europea sul paesaggio, in Veneto si continua a discutere di paesaggio come fosse un quadro astratto o un puzzle con pezzi mancanti.

Dal lontano 1939, anno in cui la tutela del paesaggio fu compiutamente introdotta nella legislazione italiana con la celebre l. 1497/1939, e in Veneto da quando è stato delegato dallo Stato alla Regione la corresponsabilità nella tutela del paesaggio, il Piano paesaggistico è una chimera dalle sembianze di cantiere eterno.

“Il paesaggio è uno stato d’animo”, disse una volta Henri-Frédéric Amiel, filosofo, poeta e critico letterario svizzero.

E in Veneto lo hanno preso alla lettera: il Piano paesaggistico, alle soglie del 2025, resta un miraggio.

Le buone intenzioni, naturalmente, non mancano. Le Commissioni locali per il paesaggio sono composte da esperti di comprovata esperienza, incaricati di garantire la tutela del nostro patrimonio dai Sindaci, previa attenta analisi di curricula che, a quanto pare, talvolta sono redatti con il talento creativo di un futurista.

“Chi controlla il controllore?” si domandava Platone, e la risposta, nel caso del Veneto, è semplice: nessuno, perché le valutazioni paesaggistiche non hanno regole e sono totalmente soggettive.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Paesaggi straordinari, sostituiti da fabbricati “sostenibili” a zero consumo; colline moreniche “piegate” alla legittima edificazione. E sì, perché formalmente è tutto assolutamente conforme ad un piano che non c’è.

Da giovane pensavo che il detto: “Le leggi sono come le ragnatele: i deboli vi restano impigliati, i potenti le spezzano” fosse un pregiudizio ideologico; oggi i potenti sono più raffinati e non vogliono ragnatele.

Post di Daniele Iselle

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