Archive for month: Dicembre, 2024

L’indennizzo da revoca ex art. 21-quinquies l. 241/1990

13 Dic 2024
13 Dicembre 2024

Il TAR Veneto ha affermato che tale indennizzo è legalmente dovuto esclusivamente ai soggetti direttamente interessati dal provvedimento di revoca, vale a dire ai soggetti nei cui confronti la revoca si traduce nella sottrazione, ancorché legittima e per ragioni di pubblico interesse, di una utilità ovvero di un bene della vita già acquisito al patrimonio.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Giurisdizione in materia di indennizzo da revoca ex art. 21-quinquies l. 241/1990

13 Dic 2024
13 Dicembre 2024

Il TAR Veneto ha ricordato che le controversie sul diritto alla corresponsione dell’indennizzo ex art. 21-quinquies l. 241/1990 rientrano nella giurisdizione esclusiva del G.A. in forza dell’art. 133, co. 1, lett. a, n. 4 c.p.a.

Post di Alberto Antico – avvocato

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InammissibilitĂ  del ricorso e perenzione

13 Dic 2024
13 Dicembre 2024

Il TAR Veneto ha affermato che l’inammissibilità del ricorso precede logicamente la perenzione dello stesso, com’è dimostrato dallo stesso ordine delle pronunce di rito di cui all’art. 35 c.p.a.

Si può ipotizzare che, in nome della ragione più liquida, in diverse circostanze il TAR potrebbe invece rilevare la perenzione, prima o al posto dell’inammissibilità del ricorso.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Accettazione dell’eredità con beneficio d’inventario a nome del minorenne

12 Dic 2024
12 Dicembre 2024

Le Sezioni Unite civili della Corte di cassazione hanno affermato che la dichiarazione di accettazione di eredità con beneficio di inventario resa dal legale rappresentante del minore, anche se non seguita dalla redazione dell’inventario, fa acquisire al minore la qualità di erede, rendendo priva di efficacia la rinuncia all’eredità manifestata dallo stesso una volta raggiunta la maggiore età.

Post di Alberto Antico – avvocato

sent. Cass., SS.UU. n. 31310-2024

Inibitoria della SCIA edilizia

12 Dic 2024
12 Dicembre 2024

Il TAR Veneto ha affermato che la presentazione di una SCIA permette alla P.A. lo svolgimento di un’attività di controllo che si estrinseca nell’esercizio di poteri inibitori e ripristinatori che si ancorano all’accertamento dell’intervento, oggetto del titolo, e alla sua conformità rispetto ai requisiti e presupposti richiesti dalla legge, ovvero agli altri atti amministrativi di natura generale e pianificatoria.

La P.A. ha, pertanto, l’obbligo di motivare il provvedimento inibitorio specificando la carenza dei requisiti e/o presupposti per avvalersi della SCIA (art. 19 l. 241/1990).

Motivazione che mancava del tutto nel caso di specie, nel quale il Comune si limitava a fondare la dichiarata non ammissibilità dell’istanza richiamando un precedente diniego di compatibilità paesaggistica, emesso a conclusione di un differente procedimento, in tal modo trascurando di considerare il nuovo progetto presentato dal ricorrente e violando il divieto di commistione tra l’aspetto edilizio e quello paesaggistico, che costituisce il riflesso dell’autonomia del procedimento per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica rispetto al PdC o agli altri titoli legittimanti l’intervento sotto il profilo urbanistico-edilizio.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Natura della SCIA

12 Dic 2024
12 Dicembre 2024

Il TAR Veneto ha affermato che la SCIA è un atto di natura privata, volto a comunicare l’intenzione di intraprendere un’attività astrattamente direttamente ammessa dalla legge. Con tale procedura l’autotutela classica condivide soltanto i presupposti e il procedimento, non quindi la natura.

Il TAR ha aggiunto che, qualora il privato presenti erroneamente una SCIA alternativa al PdC per chiedere il cambio d’uso di “troppe” unità immobiliari, il Comune non ha il potere di incidervi unilateralmente, individuando l’unica o le uniche che potevano essere oggetto di cambio di destinazione di uso, sostituendosi in tal modo al proponente, bensì deve inibirla in toto.

Post di Alberto Antico – avvocato

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SCIA edilizia e istanza di acquisizione degli atti di assenso necessari

12 Dic 2024
12 Dicembre 2024

Il TAR Veneto ha offerto un’applicazione dell’art. 23-bis, co. 2 d.P.R. 380/2001, secondo cui qualora l’interessato abbia depositato una SCIA e una contestuale istanza di acquisizione degli atti di assenso necessari all’intervento edilizio, l’inizio dei lavori può avvenire solo dopo la comunicazione da parte dell’Autorità procedente dell’avvenuta acquisizione di tutti i necessari atti di assenso.

Post di Alberto Antico – avvocato

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La SCIA in sanatoria ex art. 37 T.U. edilizia

12 Dic 2024
12 Dicembre 2024

Il TAR Veneto ha ricordato che anche ai fini della SCIA in sanatoria è necessario, ai sensi dell’art. 37, co. 4 d.P.R. 380/2001 (nel testo antecedente alla riforma del cd. decreto Salva Casa), che le opere siano conformi sia alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente alla data di realizzazione dell’abuso, sia a quella in vigore alla data di presentazione della pratica edilizia.

Inoltre, l’intervento edilizio va valutato nei termini in cui è stato già realizzato e non già in relazione a possibili ulteriori modifiche progettuali.

Post di Alberto Antico – avvocato

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SCIA in sanatoria ex art. 37 T.U. edilizia e PGRA

12 Dic 2024
12 Dicembre 2024

Il TAR Veneto – con riferimento ad un immobile che il Piano di gestione del rischio alluvioni (PGRA) classificava in zona di Pericolosità 2 (pericolosità media) e Rischio 3 (rischio elevato) – ha affermato che, ai fini della doppia conformità necessaria per la SCIA in sanatoria ex art. 37 d.P.R. 380/2001 (nel testo antecedente alla riforma del cd. decreto Salva Casa), il progetto di intervento edilizio deve essere corredato dall’attestato di rischio atto a comprovare la conformità rispetto al PGRA e quindi la conformità dell’intervento alla normativa in vigore alla data di presentazione della SCIA.

Post di Alberto Antico – avvocato

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La sanzione pecuniaria alternativa alla demolizione ex art. 33, co. 2 T.U. edilizia non viola né la Carta di Nizza, né la CEDU

11 Dic 2024
11 Dicembre 2024

Il Consiglio di Stato ha affermato che la sanzione pecuniaria, alternativa alla demolizione, di cui all’art. 33, co. 2 d.P.R. 380/2001, non ha natura penale né finalità punitive, assolvendo ad un’autonoma funzione ripristinatoria del bene giuridico leso. Ne discende la non applicabilità del principio di proporzionalità tra reato e sanzione prevista dall’art. 49, co. 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (Carta di Nizza) e dall’art. 7 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), nemmeno con riguardo al diritto di proprietà di cui all’art. 17 Carta di Nizza e art. 1, prot. addiz. n. 1 CEDU, poiché le misure adottate in materia di violazioni edilizie rientrano nel margine di apprezzamento rimesso agli Stati membri, sono fornite di base legale e sono volte al perseguimento dell’interesse generale al controllo del territorio e dell’uso dei beni. Né viene in rilievo il cd. abuso di necessità ai sensi dell’art. 8 CEDU, stante la natura pecuniaria e non reale della sanzione.

Post di Daniele Iselle

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