Lo spunto del sabato: L’uomo è fame
Da Don Andrea Gallo "Sopra ogni cosa. Il Vangelo laico secondo Fabrizio De Andrè nel testamento di un profeta":
"Siamo tutti affamati d'amore. Ogni essere umano sulla nostra Madre Terra è un affamato, un assetato, un perenne insoddisfatto... L'essere umano è, per sua stessa natura, destinato a essere tormentato da una fame acuta e inestinguibile. La sua ricerca di qualcosa che possa saziarlo è sovente frenetica. E' una fame che talvolta degenera in bulimia... E' fame di cibi ricercati e preziosi, ma anche di oggetti, di comodità, di esperienze nuove, di emozioni, di sentimenti... Simone Weil diceva che "l'uomo è fame". L'individuo sovente non lo sa (o fa finta di non saperlo), mentre -aggiungeva la grande filosofa francese- "l'essenziale è sapere che si ha fame". Un perenne senso d'insoddisfazione attraversa tutta la parabola dell'esistenza umana. L'uomo crede di poter essere felice se risolve tutti i propri bisogni fisici, materiali, intellettuali, affettivi, relazionali e persino spirituali, ma quando ha raggiunto o ottenuto ciò che desidera, percepisce nuovi bisogni e sente forte la mancanza di qualcosa che possa finalmente pacificarlo mettendo a tacere la sua inquietudine profonda... Il dramma è l'insufficienza della creatura umana, la sua finitezza, il suo limite. Ecco perchè l'essere umano spasima tutta la vita una pienezza che non potrà mai ottenere, se non in rari e fugacissimi momenti. Il cuore dell'uomo anela a un'ulteriorità che lo trascende. L'uomo è un perenne insoddisfatto, anche quando pare appagato in tutto... L'accettazione della propria fame è un cammino difficile. L'uomo saggio grida la propria fame, ma ancora prima la riconosce e l'accetta. L'uomo è affamato di un senso. E fino a che non l'ha trovato non trova pace. la pace, qui sulla terra, è realtà sempre provvisoria e sfuggente. E tuttavia essa ci aiuta a proseguire il cammino, anche di fronte al mistero della sofferenza, anche di fronte al nonsenso e all'assurdità di tante situazioni. L'uomo deve gridare la propria fame di attenzione e di amore, proprio come fece Faber nella sua Amico Fragile, perchè quando l'uomo diventa consapevole della propria fame comincia a uscire da se stesso, a diventare umile, compassionevole, tollerante".
Dedicato alla memoria di Robin Williams
Dario Meneguzzo
E mai che mi sia venuto in mente,
di essere più ubriaco di voi
di essere molto più ubriaco di voi.
Evaporato in una nuvola rossa
in una delle molte feritoie della notte
con un bisogno d’attenzione e d’amore …
buona domenica
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