Author Archive for: SanVittore

Cosa può fare il comune a fronte di una SCIA quando è decorso il termine per l’esercizio dei poteri inibitori “ordinari”?

17 Ott 2016
17 Ottobre 2016

Il TAR Marche precisa cosa può fare il comune a fronte di una SCIA quando è decorso il termine per l’esercizio dei poteri inibitori “ordinari”.

Il TAR afferma che ci sono tre possibili rimedi: 1) esercizio di poteri di autotutela (art. 21 noniesdella legge n. 241/1990); 2) esercizio di poteri sanzionatori per dichiarazioni mendaci (art. 19, comma 3, seconda parte e art. 21, comma 1, della legge n. 241/1990); 3) esercizio dei poteri di vigilanza e inibitori in materia urbanistica (art. 19, comma 6 bis, e art. 21, comma 2, della legge n. 241/1990).

Il TAR poi esamina i primi due rimedi ai fini di decidere il caso concreto sottoposto al suo esame.

Resta aperta la questione della portata del terzo rimedio.

L'art. 19, comma 6 bis della L. 241/90 così dispone: "6-bis. Nei casi di Scia in materia edilizia, il termine di sessanta giorni di cui al primo periodo del comma 3 è ridotto a trenta giorni. Fatta salva l'applicazione delle disposizioni di cui al comma 4 e al comma 6, restano altresì ferme le disposizioni relative alla vigilanza sull'attività urbanistico-edilizia, alle responsabilità e alle sanzioni previste dal d.P.R. 6 giugno 2001, n. 380, e dalle leggi regionali".

La domanda è questa: in presenza di una SCIA "consolidata" per decorso dei termini, se l'opera è in contrasto con il PRG o con le disposizioni urbanistiche, si può considerare ugualmente un abuso edilizio e, quindi, essere sanzionata con la demolizione? 

E' ovvio che la prima risposta che viene in mente è no, perchè il sistema sembrerebbe congegnato in modo che, decorso il termine per inibire la SCIA, il comune non possa più fare niente.

Ma la questione non è affatto certa: in questo sito già in data 13 aprile 2015 avevamo pubblicato il testo della relazione del sottoscritto al convegno di Creazzo sulla responsabilità del proprietario, del progettista e del direttore dei lavori (e dei tecnici comunali)  in caso di violazione della normativa urbanistica, anche se l'intervento sia conforme al titolo edilizio (che risulti però illegittimo).

In questi giorni il Tribunale di Vicenza ha emesso un decreto penale di condanna riguardante la costruzione di un edificio col piano casa, anche se conforme al titolo edilizio, ritenuto però illegittimo.

Ecco che allora si apre  la necessità di interrogarsi sulla portata dell'art. 19, comma 6 bis della L. 241/90.

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Condono edilizie in zone vincolate e in zone PAI

17 Ott 2016
17 Ottobre 2016

Una sentenza del TAR Piemonte affronta alcune questioni relative  alla condonabilità delle opere abusive nelle zone vincolate e in quelle PAI.

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Efficacia del PAI prima del recepimento nel PRG

17 Ott 2016
17 Ottobre 2016

Esaminando alcune questioni in materia di condono edilizio in area PAI, il TAR Piemonte afferma che il piano stralcio, adottato ai sensi dell’art. 18 comma 10 della L. 183/89,  operava automaticamente (almeno come misura di salvaguardia) anche prima del recepimento nel PRG.

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Il mutamento di destinazione d’uso senza opere è un abuso edilizio?

17 Ott 2016
17 Ottobre 2016

Il TAR Piemonte, affrontando alcune questioni in materia di condono edilizio, affronta il tema del cambio d'uso senza opere e spiega quando anch'esso è da considerare un abuso edilizio.  

Il TAR  ricorda che il mutamento di destinazione d’uso, ancorché attuato senza opere, non costituisce attività libera e richiede un preventivo atto di assenso quando sia urbanisticamente rilevante, quando - cioè - comporti variazioni degli standards urbanistici indicati dal D.M. 1444/68.

Il TAR aggiunge che, ai fini delle norme sul condono questa tipologia di abuso non rientra nella ristrutturazione, ma deve trovare collocazione in una delle tipologie individuate dalla tabella I allegata al D.L. 269/03, interpretando il termine “opere”, utilizzato nella citata tabella per descrivere gli abusi edilizi, in senso ampio e cioé nel senso di “comportamenti abusivi”.

Oggi la questione dovrebbe essere considerata però anche alla luce dell'articolo 23 bis del DPR 380 sul mutamento d'uso urbanisticamente rilevante.  

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In zona agricola si possono costruire una piscina e un impianto fotovoltaico pertinenziali a un fabbricato residenziale

14 Ott 2016
14 Ottobre 2016

Il TAR Cagliari ribadisce la sua giurisprudenza secondo la quale  in zona agricola si possono costruire una piscina e un impianto fotovoltaico pertinenziali a un fabbricato residenziale.

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La rimozione delle sovrastrutture interne (controsoffitti, rivestimenti, serramenti, tramezzature in legno, porte interne) non basta per impedire la decadenza del permesso di costruire

14 Ott 2016
14 Ottobre 2016

Il TAR Piemonte afferma che l'approntamento del cantiere e la rimozione delle sovrastrutture interne (controsoffitti, rivestimenti, serramenti, tramezzature in legno, porte interne) non sono sufficienti per  interrompere il termine indicato dall’art. 15 comma 2 D.P.R. 380/01 per la decadenza del permesso di costruire.

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L’operatività della decadenza della concessione edilizia necessita di un provvedimento formale

14 Ott 2016
14 Ottobre 2016

Il TAR Piemonte ricorda la più recente giurisprudenza del Consiglio di Stato in materia di decadenza del permesso di costruire, che necessita di un provvedimento formale (che è dichiarativo e, quindi, produce effetti retroattivi). 

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Quando l’omessa comunicazione delle condanne penali determina la revoca dell’aggiudicazione?

14 Ott 2016
14 Ottobre 2016

Il T.A.R. ricorda in quali casi l’omessa dichiarazione delle condanne penali determina la revoca dell’aggiudicazione definitiva.

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Non è ammessa la revoca e/o l’annullamento d’ufficio dell’aggiudicazione provvisoria

14 Ott 2016
14 Ottobre 2016

Il T.A.R. Milano spiega perché non è corretto parlare di revocare e/o di annullamento in autotutela dell’aggiudicazione provvisoria.

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Il D.M. 1444/68 prevale sugli strumenti urbanistici comunali successivi difformi

13 Ott 2016
13 Ottobre 2016

Il TAR Piemonte ricorda il consolidato insegnamento giurisprudenziale secondo il quale le previsioni di cui al D.M. 1444/68, essendo state emanate su delega effettuata da una norma di rango primario – e cioè l’art. 41 quinquies della L. 1150/42 - hanno esse stesse valore di legge e come tali sono in grado di andare a sostituire automaticamente le disposizioni contenute negli strumenti urbanistici e nei regolamenti edilizi comunali che siano entrate in vigore in epoca successiva al D.M. citato e che risultino difformi da questo ultimo.

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