Author Archive for: SanVittore

Una tettoia di 36 mq utilizzata come saletta esterna di un ristorante non è una pertinenza

13 Ott 2016
13 Ottobre 2016

Il TAR Veneto esclude che una tettoia abusiva di 36 mq, utilizzata come saletta esterna di un ristorante, sia qualificabile come pertinenza e , pertanto, ritiene legittima l'ordinanza di demolizione. 

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ANAC: delibera sull’offerta economicamente più vantaggiosa

13 Ott 2016
13 Ottobre 2016

Segnalo che nella gazzetta ufficiale n. 238 del 11/10/2016 è pubblicata la delibera 21/09/2016  dell'Autorità nazionale Anticorruzione recante "Linee guida n. 2 di attuazione del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, recanti «Offerta economicamente piu' vantaggiosa». (Delibera n. 1005).

http://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2016-10-11&atto.codiceRedazionale=16A07278&elenco30giorni=true

geom. Marco Merlo - funzionario comunale

L’offerente è responsabile anche delle dichiarazioni false dei terzi di cui si avvale

13 Ott 2016
13 Ottobre 2016

Il T.A.R. spiega perché l’offerente di una gara d’appalto risponde anche delle false dichiarazioni rese dai terzi di cui si avvale.

Post di Matteo Acquasaliente - avvocato Read more →

Rivalsa dello Stato verso il Comune per una condanna da parte della CEDU: giurisdizione AGO

13 Ott 2016
13 Ottobre 2016

Lo Stato italiano è stato condannato dalla CEDU a versare al signor Perinati la somma di  € 751.240,00 per una riscontrata violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, nell’ambito di una procedura di esproprio condotta da un Comune.

L’amministrazione statale, pertanto, in applicazione della l. n. 234/2012, con il provvedimento impugnato ha inteso esercitare il proprio diritto di rivalsa nei confronti dell’ente locale che ha condotto la procedura.

Il Comune ha eccepito la mancanza di colpa, per avere applicato la legge statale in materia di esproprio e il TAR Piemonte ha ritenuto che la giurisdizione spetti al giudice ordinario.

Post di Dario Meneguzzo - avvocato Read more →

Il casotto dei “casoti”

12 Ott 2016
12 Ottobre 2016

Casoti da caccia: il Comune e la Soprintendenza possono non applicare la legge regionale del Veneto che non richiede un’autorizzazione paesaggistica?

Sembrerebbe proprio di no.

Post di Matteo Acquasaliente - avvocato

Come noto l’art. 20 quater della L.R. Veneto n. 5071993 (“Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio”), introdotto dall’art. 1 della L.R. Veneto n. 1/2016 esenta i c.d. casoti da caccia di carattere precario e temporaneo dalla necessità di munirsi sia del titolo edilizio sia dell’autorizzazione paesaggistica.

Questo articolo recita: “1. Fatte salve le preesistenze a norma delle leggi vigenti l'autorizzazione degli appostamenti fissi di cui alle lettere b) e c) del comma 5 dell’articolo 12 della legge 11 febbraio 1992, n. 157 costituisce, ai sensi del comma 3 bis dell’articolo 5 della medesima legge, titolo abilitativo edilizio e paesaggistico e condizione per la sistemazione del sito e l'installazione degli appostamenti strettamente funzionali all’attività per la durata dell'autorizzazione stessa. 

2. Gli appostamenti di cui al comma 1 non devono comportare alterazione permanente dello stato dei luoghi, devono avere natura precaria e siano realizzati in legno, utilizzando materiali leggeri o tradizionali della zona, o con strutture in ferro anche tubolari, o in prefabbricato quando interrati o immersi, purché privi di opere di fondazione e facilmente ed immediatamente rimuovibili alla scadenza dell'autorizzazione, e devono osservare le seguenti dimensioni massime:

3, a) appostamenti fissi di caccia allestiti a terra:

- base metri quadrati 12; 

- altezza metri 3 dal piano di calpestio; 

b) appostamenti fissi per la caccia ai colombacci:

- base metri quadrati 12; 

- altezza massima non superiore il limite frondoso degli alberi”.

Nonostante ciò, alcuni Comuni ci hanno comunicato che la Soprintendenza sembra continuare a richiedere l’autorizzazione paesaggistica, affermando che la suddetta disposizione normativa sarebbe incostituzionale.

A questo punto ci si chiede se la SS.BB. possa legittimamente fare ciò.

In dottrina si è sostenuto che la P.A. avrebbe l’obbligo di disapplicare una legge (statale o regionale) che sia palesemente incostituzionale, ma il Consiglio di Stato non è d’accordo.

Ecco il passaggio della sentenza del Consiglio di Stato n. 1862/2015 che interessa: “Come è noto, infatti, l’Autorità amministrativa, dinanzi al principio di legalità costituzionale, non ha un potere di sindacato costituzionale in via incidentale, nonostante l’autorevole e suggestiva tesi di un Autore, che affermava in capo alle Amministrazioni il dovere di disapplicazione di una legge ritenuta palesemente illegittima.

Tale dottrina, tuttavia, non ha trovato seguito nelle evoluzioni del sistema di giustizia costituzionale; coloro che esercitano le funzioni amministrative hanno, infatti, l’obbligo di applicare le leggi (anche se ritenute illegittime), in ossequio al principio di legalità, visto che l’ulteriore dimensione della legalità costituzionale ha il proprio presidio naturale nella competenza (esclusiva) della Corte costituzionale.

Soltanto quando la Pubblica amministrazione assiste alla sopravvenienza di una dichiarazione di incostituzionalità di una norma sulla base della quale abbia in precedenza adottato un atto amministrativo, vi potrebbe essere una valutazione da parte dell’amministrazione procedente dell’impatto della pronuncia costituzionale sull’atto amministrativo ai fini dell’esercizio dei poteri di autotutela.

Pertanto, nella ricostruzione della giurisprudenza amministrativa, un atto emanato sulla base di una norma (successivamente) dichiarata illegittima è qualificabile come viziato in via derivata (o sopravvenuta) e quindi riconducibile al regime processuale dell’annullabilità, dovendo, invece, certamente escludersi il regime della inesistenza e quindi la logica della rimozione ipso iure dell’atto stesso.

Non può negarsi, però, come nel periodo precedente alla dichiarazione di incostituzionalità l’atto risulti conforme alla norma (non ancora dichiarata incostituzionale) e quindi legittimo, dovendo così essere il ricorrente (o in via diretta, come nel caso di specie, lo Stato o e Regioni) a provocare l’incostituzionalità della norma e quindi l’illegittimità dell’atto in via derivata, attraverso una impugnazione per motivi di incostituzionalità.

Con la conseguenza che, se nel periodo precedente alla dichiarazione di incostituzionalità l’atto risulti conforme alla norma e quindi, legittimo, nessun presupposto per il risarcimento del danno richiesto può riconoscersi.

Peraltro, giova osservare che una responsabilità dello Stato “legislatore” è stata riconosciuta soltanto per violazione del diritto comunitario, per la prima volta in via giurisprudenziale con la sentenza 19 novembre 1991, pronunciata a definizione del celebre caso Francovich (Cause riunite C-6/90 e C-9/90, in Racc. p. I-5357): la fattispecie concerneva il mancato recepimento della direttiva 80/97/CEE, che imponeva agli Stati membri la predisposizione di un meccanismo di tutela volto a garantire la liquidazione dei salari dei lavoratori in caso di insolvenza del datore di lavoro.

Tale ipotesi non è chiaramente esportabile nel caso di supposta responsabilità del legislatore regionale, come nell’ipotesi di specie”.

In altre parole la Pubblica Amministrazione è sempre tenuta ad applicare una legge anche laddove sia incostituzionale, mentre la giurisprudenza afferma che la P.A. deve disapplicare una legge in contrasto con i principi comunitari ((Cassazione civile,  sez. I, 10/09/2013, n. 20695; Cassazione civile,  sez. VI, 12/04/2013, n. 9026; T.A.R. Toscana, Firenze , sez. II, 11/11/2013, n. 1540; Cassazione civile,  sez. lav., 18/07/2012, n. 12367; Consiglio di Stato,  sez. VI, 23/02/2009, n. 1054; Corte giustizia UE,  sez. II, 29/04/1999, n. 224; Consiglio di Stato, sez. IV, 18/01/1996, n. 54; Corte Costituzionale, 11/07/1989, n. 389; Corte Giustizia UE, 22/06/1989, n. 103).

 

I limiti stabiliti dal D.P.C.M. 14 novembre 1997 si applicano anche se il confinante è una azienda agricola?

12 Ott 2016
12 Ottobre 2016

Il TAR Cagliari dice che i limiti di emissioni acustiche stabiliti dal D.P.C.M. 14 novembre 1997 si applicano anche se il confinante è una azienda agricola, perchè rileva ogni sito in qualunque modo “utilizzato da persone e comunità”, senza contemplare esclusioni legate all’eventuale
“bassa intensità” della presenza umana.

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Quando si può adottare un’ordinanza contingibile ed urgente per abbattere le nutrie?

12 Ott 2016
12 Ottobre 2016

Il T.A.R. ricorda che, per essere legittima, un’ordinanza sindacale contingibile ed urgente avente ad oggetto l’abbattimento delle nutrie deve avere specifici presupposti giuridici.

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Quando si possono impugnare le schede valutative dei militari?

12 Ott 2016
12 Ottobre 2016

 

Il T.A.R. afferma che le schede valutative dei militari, dato che contengono valutazioni di discrezionalità tecnica, sono censurabili soltanto se contengono giudizi arbitrari, irrazionali, illogici ovvero basati su un evidente travisamento dei fatti.

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Sospensione di attività imprenditoriale per impiego di lavoratori in nero ex art. 14 comma 1 del D. L.vo 81/2008

12 Ott 2016
12 Ottobre 2016

Il TAR Piemonte esclude la giurisdizione del giudice amministrativo nel sistema sanzionatorio delineato dalla legge n. 689/81 e della legge 124/2004.

In particolare, la esclude in ordine alla sospensione di attività imprenditoriale per impiego di lavoratori in nero ex art. 14 comma 1 del D. L.vo 81/2008.

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Il TAR Veneto commissaria il consiglio regionale che non approva il piano cave

11 Ott 2016
11 Ottobre 2016

Il TAR Veneto assegna al consiglio regionale del Veneto il termine di 180 giorni per approvare il piano cave (in ritardo di 30 anni) e, nell’eventualità di un inutile decorso del termine indicato, nomina quale Commissario “ad acta” il dirigente responsabile della segreteria generale della programmazione della regione Veneto.

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