La Valle dell’Eden mancato

02 Mar 2013
2 Marzo 2013

Dichiarazione di Pierluigi Bersani del 1 marzo 2013: "ora c’è un’altra urgenza assoluta, il lavoro. Il secondo tema è quello sociale. Il disagio è troppo forte, i comuni devono poter aprire sportelli di sostegno, bisogna sbloccare subito i pagamenti della PA alle imprese e introdurre sistemi universalistici negli ammortizzatori sociali. Il terzo tema è la democrazia. Il nuovo governo, immediatamente, deve dimezzare il numero dei parlamentari, abbattere gli stipendi al livello di quelli dei sindaci, varare leggi che regolino la vita dei partiti e non solo per i finanziamenti, che inaspriscano drasticamente le norme anti-corruzione e che regolino finalmente i conflitti di interessi".

Bei discorsi, ma mi permetto di rilevare che il lavoro serve prima di tutto (anche se non solo a questo) a fare in modo che chi lavora abbia in tasca i soldi  per sopravvivere e, con quelli che avanza, per spenderli in altre cose e far girare così l'economia. Se una persona non ha soldi in tasca, non va al ristorante, non va in vacanza, non compra vestiti, non compra o non cambia la macchina o la casa. Insomma la gente comune per lo più non spende i soldi che non ha. La questione riguarda sia i lavoratori dipendenti, sia gli imprenditori, sia i liberi professionisti sia i commercianti. Siamo tutti sulla stessa barca.

Ora , però, a causa soprattutto dell'abnorme prelievo fiscale, chi lavora è fortunato se con i soldi che incassa riesce appena a sopravvivere dignitosamente.

Al di là del facile pregiudizio retorico sull'evasione fiscale, se i lavoratori dipendenti prendono poco, anche i professionisti non se la passano affatto bene (così come gli altri lavoratori autonomi).

Se un professionista con un certo giro di lavoro incassa una parcella di 11.000 euro, versa allo Stato circa 7.000 euro tra IRPEF, IRAP, addizionali varie, IVA e contributi previdenziali. Con i 4000 che restano deve pagare l'affitto, l'impiegata  e le bollette necessarie per lavorare (affitto, telefono, riscaldamento e così via) e poi deve anche mangiare  e vestirsi (come tutti gli altri lavoratori). Una impiegata costa al suo datore di lavoro come minimo 25.000-30.000 euro all'anno: allora il problema non è il lavoro in sè, ma è che a chi lavora rimangano soldi in tasca, a meno che qualcuno non si ponga come obbiettivo ideologico quello di avere 60 milioni di poveri cristi, tutti a basso reddito, ipotizzando che questo configurerebbe una forma di giustizia sociale. A me sembra, invece, che un paese di poveri sia un paese senza speranze. Credo che nessuno sia così ingenuo da non rendersi conto che questo problema non si può risolvere con la lotta alla evasione fiscale (chi lo dice fa solo retorica: il cuore del problema non sta lì). Se dalla lotta all'evasione fiscale lo Stato recuperasse 100 miliardi di euro dai contribuenti disonesti, nessuno di noi si illude che le tasse a carico dei contribuenti onesti diminuirebbero di 100 miliardi.

Lo Stato italiano poi spende nel suo complesso circa 800 miliardi di euro all'anno: come è possibile che con una cifra del genere il Paese non sia un immenso giardino dell'Eden dalla prima punta delle Alpi a Lampedusa? Come è possibile che con una cifra del genere il cittadino debba aspettare anni per avere una sentenza (sentenza che spesso non risolve affatto il problema per il quale il cittadino si è rivolto a un Giudice, ma magari lo aggrava)? Come è possibile che con una cifra del genere si debbano aspettare mesi per una visita medica?

E' evidente che il modello di Stato-idrovora non funziona più: non funziona più l'idea che corrisponda al bene comune che lo Stato si impossessi della grande maggior parte della ricchezza del Paese per spenderla in stipendi, pensioni, opere e servizi (e sprechi di ogni genere). In verità questo modello ci sta portando a diventare tutti un po' più poveri giorno dopo giorno.

Non sarebbe il caso di mettersi d'accordo in modo non retorico su quale sia davvero la prima delle urgenze assolute di questo Paese?

Dario Meneguzzo

 

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3 replies
  1. Humor says:

    Wiston Churchill, con incomparabile humor inglese affermava:

    “…Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico…”

    A buon intenditor, poche parole….

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  2. Emanuela says:

    Sottoscrivo, senza commenti.

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  3. Emanuela says:

    Sottoscrivo, senza commenti.

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