L’aereo più pazzo del mondo – Parodia del Governo italiano impegnato nel rilancio degli investimenti in opere pubbliche!

02 Lug 2015
2 Luglio 2015

Spiego subito il perché del titolo prescelto per queste mie brevi considerazioni.

Stamani stavo riflettendo su una vicenda “fantozziana”, segnalatami da un amministratore locale di un piccolo comune, che neppure due mesi fa aveva gioito, insieme ai suoi colleghi di Giunta, per l’apparente colpo di fortuna di aver visto accolta la domanda di finanziamento presentata nell’ambito del programma evocativamente denominato “Cantieri in Comune”, e che ora non sa più se imprecare contro la mala sorte o cos’altro fare.

Articolo del dott. Roberto Travaglini, di libero accesso

Già la presentazione del citato programma sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri (http://www.governo.it/Presidente/Comunicati/dettaglio.asp?d=75839) era “tutto un programma”, visto che consisteva in un comunicato, datato 2 giugno (festa della Repubblica!) 2014, che riproduceva la lettera del Presidente del Consiglio Renzi, virtualmente indirizzata a tutti i primi cittadini del Bel Paese (esordisce infatti con “Caro Sindaco”), dove il “nostro” affermava che “ ...nessuna riforma sarà credibile se non diamo per primi noi il segnale che la musica è cambiata davvero.

Per questo giudico prioritario che il Governo adotti tutte le misure necessarie a sbloccare i procedimenti e i cantieri che sono fermi da anni, per ritardi o inconcludenze di settori diversi della Pubblica Amministrazione.

Sono stato Sindaco anche io. E come voi ricordo le polemiche: quanti cantieri abbiamo bloccato per la mancanza di un parere, per un diniego incomprensibile di una sovrintendenza, per le lungaggini procedurali. Quante volte siamo stati costretti a rinunciare a un investimento magari di capitali stranieri, certo innamorati dell'Italia, ma preoccupati del complicato sistema amministrativo del nostro paese.

 Il Matteo governativo (da non confondere con quello dei “tombini di ghisa”!) proseguiva precisando che “Nel giorno della Festa della Repubblica scrivo ai sindaci da Palazzo Chigi per chiedere uno sforzo comune. Individuate una caserma bloccata, un immobile abbandonato, un cantiere fermo, un procedimento amministrativo da accelerare. Segnalatecelo entro il 15 giugno all'indirizzo matteo@governo.it. Sarà nostra cura verificarne lo stato d'attuazione con gli uffici dedicati e – se del caso – procedere all'interno di un pacchetto di misure denominato “Sblocca Italia”. La necessità e l'urgenza di provvedere subito alla ripartenza dei cantieri e alla definizione delle procedure è sotto gli occhi di tutti.

Concludeva, quindi, con l’accorato appello “Conto sull'aiuto dei Sindaci, insomma. E invio un abbraccio doppio ai sindaci appena eletti. Vi attende un lavoro impegnativo ma carico di gioia e responsabilità: essere l'anima della propria comunità non è facile, ma è una strepitosa occasione.

In bocca al lupo a tutti noi.

Premesso che non mi è noto se qualche sindaco gli abbia tempestivamente risposto “Crepi il lupo!”, sta di fatto che più di qualcuno (pare circa 1.650!), perso in quella valle di lacrime che l’attuale finanza locale, l’ha preso sul serio ed ha riscontrato la lettera presidenziale utilizzando lo strumento suggeritogli (indirizzo e-mail del nostro).

Dopo alcuni mesi di stressante lavoro di vaglio delle segnalazioni ricevute, il risultato è stato quello descritto nell’articolo a firma di Alessandro Arona, dal titolo “Opere incagliate, tutto da rifare sulle segnalazioni dei sindaci sollecitate da Renzi”, pubblicato da Edilizia e Territorio in data 27 febbraio 2015, dove si parla di “uffici di Palazzo Chigi (che) hanno lavorato per settimane una per una le 1.650 e-mail, per capire se contenessero sufficienti elementi per classificare e selezionare le richieste di finanziamento. Concludendo, a inizio febbraio, che tutto questo non c’era assolutamente, e dunque l’istruttoria doveva, seppure in tempi rapidi, ricominciare”.

Roba da classificare sotto la voce “Dilettanti allo sbaraglio!”, espressione che (per fortuna mia e dell’editore del blog) secondo la Corte di cassazione (quinta sezione penale, n. 7421/2013), se rivolta a politici di professione non configura il reato di diffamazione, rimanendo nella sfera della legittima critica.

Il Capo Dipartimento per la programmazione economica – DIPE (e non più il premier in prima persona) ha quindi scritto a tutti i 1.650 sindaci che avevano risposto a Renzi, chiedendo loro “in conformità con quanto da lei già comunicato nella e-mail di giugno, la segnalazione dell’intervento ritenuto prioritario o di interesse strategico per l’Ente da lei amministrato e la compilazione di un modulo di richiesta informazioni, progettato per l’occasione” (ma non potevano pensarci 8 mesi prima? Alla faccia che “la musica è davvero cambiata”, o forse lo è veramente, nel senso che è semplicemente peggiorata!)

Sta di fatto che dopo questo nuovo defatigante tramestio – che ha visto circa 700 sindaci ed i loro addetti compilare on line, tra il 17 febbraio e il 6 marzo 2015, il modulo caricato sul sito www.programmazioneeconomica.gov – gli uffici “competenti” (licenza poetica!) hanno potuto espletare un’istruttoria degna di questo nome ed il CIPE ha approvato, con deliberazione del 10 aprile, l’elenco dei 137 interventi (tra i quali anche quello con il quale sono in contatto, i cui amministratori stanno sperimentando la versione burocratica della “doccia scozzese”) ammessi a finanziamento.

La stessa delibera CIPE approvava (quale allegato 2) il testo del disciplinare finalizzato a regolare i rapporti di finanziamento tra la Direzione generale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e ciascuno dei comuni inseriti nella lista (allegato 1).

Siccome quando una cosa nasce “storta” difficilmente si raddrizza in corso d’opera, attesa la cronica lentezza di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale delle delibere del CIPE (qualcuno ricorda la vicenda della delibera CIPE che avrebbe dovuto approvare il nuovo piano finanziario della Società concessionaria dell’Autostrada A4 e della quale si era favoleggiato per più di un anno dopo lo svolgimento della seduta che se ne sarebbe occupata, senza mai vederla comparire sulla G.U.?), i comuni più solerti, dovendo assumere la delibera a contrarre addirittura entro il 30 aprile 2015 (termine fissato dal D, 28 gennaio 2015), si sono fidati del testo presente sul sito del Ministero delle Infrastrutture (www.mit.gov.it/mit/mop_all.php?p_id=22509), sottoscrivendone una copia conforme.

Mal gliene colse, visto che quel testo non corrisponde affatto a quello pubblicato solo il 18 giugno sul n. 139 della Serie generale della Gazzetta Ufficiale!

E le difformità/novità non sono di poco momento, visto che l’art. 4 - mentre nel testo pubblicato in aprile sul sito ministeriale, dopo aver fissato i limiti dell’impegno complessivo assunto dal MIT sulle diverse annualità (10% dei 200 milioni totali nel 2015, 7,5% nel 2016, 50% nel 2017 e 32,5% nel 2018), si limitava a correlare le tranche di erogazione alle percentuali di avanzamento dei lavori – nel testo pubblicato sulla G.U. del 18 giugno suddivide i finanziamenti in fasce progressive d’importo, prevedendo:

  • per quelle superiori a 1.000.000 e fino a 5.000.000 di euro, l’accreditamento del 5% nel 2015, nulla nel 2016, il 50% nel 2017 ed il restante 45% nel 2018
  • per quelli superiori a 5.000.000 di euro, l’accreditamento del 5% nel 2015, nulla nel 2016, il 20% nel 2017, il restante 75% nel 2018.

Ora, non occorre esperti di finanza pubblica per capire che qualcosa non funziona (o forse che proprio nulla funziona!).

Se, come scriveva il 2 giugno 2014 il nostro ineffabile premier La necessità e l'urgenza di provvedere subito alla ripartenza dei cantieri e alla definizione delle procedure è sotto gli occhi di tutti”, com’è possibile ottenere questo risultato mettendo a disposizione della Stazioni appaltanti buona parte delle risorse con 2 o 3 anni di ritardo, senza neppure introdurre meccanismi derogatori ai limiti d’indebitamento posti dal Patto di stabilità, consentendo ai comuni finanziati di accendere “mutui ponte” che consentano loro di ammortizzare lo sfasamento temporale tra l’esecuzione degli interventi ed il trasferimento delle corrispondenti risorse ministeriali?

Del resto, che l’urgenza fosse e rimanga la condizione di riferimento di quest’azione governativa (non per niente si tratta del “Governo del fare”!) è testimoniato dal fatto che sempre il già citato DM 28 gennaio 2015 (quello che fissava al 30 aprile il termine per la delibera a contrarre, ha anche indicato nel 31 agosto 2015 l’ultimo giorno utile per l’aggiudicazione provvisoria dei lavori, pena la revoca dei finanziamenti (si veda l’articolo di Massimo Frontera, “Piccole opere, 200 milioni a 137 comuni: aggiudicazione entro il 312 agosto o revoca dei fondi”, pubblicato su Edilizia e Territorio del 23 giugno).

Conseguentemente, i comuni interessati si sono già visti costretti a pubblicare i bandi per riuscire ad affidare i lavori entro il termine del 31 agosto, spesso introducendo negli atti di gara clausole che “ribaltano” sui futuri appaltatori gli enormi sfasamenti temporali nell’accreditamento delle risorse dal Ministero alle singole Stazione appaltanti.

Con buona pace della direttiva comunitaria sui termini di pagamento per le transazioni commerciali, del (relativamente) recente D. Lgs. 192/2012, che modificando l’originario D. Lgs. 231/2002 ha reso più stringenti quei termini proprio nel caso dei contratti con le pubbliche amministrazioni (30 giorni, estensibili al massimo a 60 giorni), e che ha sancito la nullità della clausole sui termini di pagamento qualora gravemente inique in danno del creditore, nonché della legge 161/2014, che ha espressamente esteso anche al settore dei lavori pubblici le norme dei richiamati decreti legislativi!

Ma che affidamento può riconoscersi ad un Governo che a slogan promette di rivoltare l’Italia come un calzino, rendendola finalmente uno Stato efficiente e moderno, ma nei fatti che contano sembra fare il “gioco delle tre carte”, per di più mettendo gli enti locali che si sono fidati (degli slogan) nelle condizioni di violare le norme e di doverne pagare le conseguenze nei confronti degli (a loro volta) incolpevoli (e alquanto vessati) appaltatori?

Ecco spiegato perché stamani, pensando a quel comune del quale ho vagamente tratteggiato le attuali traversie burocratico-finanziarie-appaltistiche e alla lettera del Presidente del Consiglio dei Ministri che ha dato il via alla “giostra” (lettera, del resto, debitamente richiamata nelle premesse della delibera CIPE del 10 aprile, al pari di leggi, decreti legge e decreti ministeriali, il che dovrà indurci a cestinare i vari manuali di diritto costituzionale sui quali abbiamo studiato le “fonti del diritto”, ormai superati come i gettoni del telefono rispetto agli smartphone!), mi è venuto in mente il film intitolato “L’aereo più pazzo del mondo”.

Mi restava un solo dubbio: al “nostro” riserviamo la parte interpretata da Leslie Nielsen, oppure quella del pilota automatico (pupazzo gonfiabile)?

Ma per fortuna l’imbarazzo (della scelta) e la frustrazione (per le ambasce nelle quali si trovano i 137 comuni e le migliaia di imprese che si stanno a candidando a diventarne appaltatrici) mi sono presto svanite, appena ho preso in mano l’odierna edizione de Il Sole 24 ore, nella quale in prima pagina campeggiava il titolo a cinque colonne “Renzi: siamo fuori dalla linea del fuoco, vi spiego perché”.

                                                                                              Roberto Travaglini

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