Anche il cambio d’uso di una terrazza scoperta può comportare un aumento del carico urbanistico
Il T.A.R. Veneto, sez. II, nella sentenza del 06 giugno 2014 n. 761 chiarisce che anche la terrazza scoperta può comportare un aumento del carico urbanistico. Di conseguenza, ai fini della quantificazione degli oneri di urbanizzazione, il Comune non deve considerare la natura coperta o meno del manufatto, ma soltanto verificare se vi sia un concreto ed effettivo aumento del carico urbanistico: “Il capitolo III delle N.T.A., che comprende l’art. 16 ricordato, è dedicato alle “destinazioni d’uso degli edifici”. E’ del tutto evidente che la disciplina che esso reca vale indistintamente per gli interi edifici e le singole porzioni di essi, indipendentemente dalla loro consistenza volumetrica.
D’altra parte, se l’obiettivo specifico della nuova normativa è “un equilibrato rapporto di connessione fra residenza, lavoro ed attività produttive, al fine generale del più corretto utilizzo del patrimonio edilizio nel Centro Storico (art. 15, terzo comma, N.T.A.), non si vede davvero che differenza corra tra destinare a un’attività commerciale uno spazio coperto (dunque costituente volume) o uno spazio scoperto (quale la terrazza), quando è indiscutibile che il carico urbanistico deriva dall’attività in sé e non dalla concreta configurazione del luogo (esistenza o meno di elementi edilizi di copertura) in cui essa si svolge”.
Anche il Consiglio di Stato, sez. IV, nella sentenza del 19.11.2012 n. 5836 (che annulla la sentenza del T.A.R. Veneto n. 2327/2004) conferma pienamente quanto esposto: “D'altra parte, se l'obiettivo specifico della nuova normativa è "un equilibrato rapporto di connessione fra residenza, lavoro ed attività produttive, al fine generale del più corretto utilizzo del patrimonio edilizio nel Centro Storico (art. 15, terzo comma, N.T.A.), non si vede davvero che differenza corra tra destinare a un'attività commerciale uno spazio coperto (dunque costituente volume) o uno spazio scoperto (quale la terrazza), quando è indiscutibile che il carico urbanistico deriva dall'attività in sé e non dalla concreta configurazione del luogo (esistenza o meno di elementi edilizi di copertura) in cui essa si svolge”.
dott. Matteo Acquasaliente
La sentenza mi fa pensare alla legittimità delle procedure di scelta dei professionisti esterni applicando il criterio di scelta del prezzo più basso. Ma siamo davvero sicuri che l’offerta più bassa garantisca al contempo una prestazione professionale adeguata all’ente?
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