Sulle prove dei concorsi pubblici

28 Nov 2019
28 Novembre 2019

Il T.A.R. fissa alcuni principi in tema di prove concorsuali, statuendo quando un’aula può dirsi aperta al pubblico, affermando che, di regola, le tempistiche “celeri” delle correzioni non sono indici di illegittimità dell’operato della commissione, soffermandosi sulle modalità operative della prova (scritta od orale) e chiarendo quando può essere richiesto il risarcimento del cd. interesse legittimo pretensivo.

Post di Matteo Acquasaliente - avvocato

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Costo della manodopera e minimi tabellari ministeriali

28 Nov 2019
28 Novembre 2019

Il TAR Valle d’Aosta ha recentemente confermato che non è possibile escludere da una procedura di gara pubblica un operatore economico solo perché la sua offerta economica è inferiore ai minimi previsti dalle tabelle ministeriali. Tale offerta, infatti, non può di per sé solo ritenersi anomala, né la relativa clausola di esclusione può considerarsi legittima.

E questo perché è necessaria comunque una valutazione della concreta congruità dell’offerta economica presentata: le tabelle ministeriali esprimono infatti un costo di lavoro medio e puramente indicativo, e non il minimo salariale garantito dalla legge, previsto invece dai contratti collettivi nazionali.

Non osta a tale lettura l’esistenza di un’eventuale clausola sociale a favore dei lavoratori: tale clausola infatti non può infatti limitare la libertà di impresa dell’operatore economico.

Post di Alessandra Piola – dottoressa in Giurisprudenza

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Governo del territorio e tutela dei beni culturali

27 Nov 2019
27 Novembre 2019

Il Consiglio di Stato, recentemente, ha statuito in merito all’estensione del potere pianificatorio degli Enti territoriali come ricollegato alla tutela degli interessi paesaggistico-culturali, i quali rientrano nella competenza esclusiva dello stato ex art. 117, co. 2 Cost.

Il Giudice ha affermato che, data la stretta commistione tra tutela e valorizzazione del bene culturale e del paesaggio (art. 9 Cost.), l’una demandata allo Stato in via esclusiva e l’altra alle Regioni in via concorrente, è ben possibile una sovrapposizione delle tutele: è possibile quindi un’estensione della tutela dei beni culturali e paesaggistici per mezzo degli strumenti urbanistici; non è possibile, invece, una disciplina urbanistica che limiti e riduca la tutela statale.

Post di Alessandra Piola – dottoressa in Giurisprudenza

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Come si censurano gli atti del commissario ad acta?

27 Nov 2019
27 Novembre 2019

Il T.A.R. Milano fa il punto sui rimedi processuali esperibili per impugnare gli atti del cd. commissario ad acta.

Post di Matteo Acquasaliente - avvocato

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Legittimazione ad agire ed interesse al ricorso

27 Nov 2019
27 Novembre 2019

Il T.A.R. si sofferma sulle condizioni dell’azione giudiziale, rappresentate dalla legittimazione ad agire e dall’interesse al ricorso.

Post di Matteo Acquasaliente - avvocato

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Le definizioni uniformi del RET ovvero le buone idee rovinate da una cattiva attuazione

26 Nov 2019
26 Novembre 2019

Il decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n.  380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia) ed, in particolare, l’articolo 4, comma 1- sexies (introdotto dall’articolo 17 bis decretolegge 133/2014, convertito, con modificazioni, dalla legge 164/2014), stabilisce che: «Il Governo, le regioni e le autonomie locali, in attuazione del principio di leale collaborazione, concludono in sede di Conferenza unificata accordi ai sensi dell’articolo 9 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, o intese ai sensi dell’articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131, per l’adozione di uno schema di regolamento edilizio-tipo, al fine di semplificare e uniformare le norme e gli adempimenti. Ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettere e) e m), della Costituzione, tali accordi costituiscono livello essenziale delle prestazioni, concernenti la tutela della concorrenza e i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Il regolamento edilizio tipo, che indica i requisiti prestazionali degli edifici, con particolare riguardo alla sicurezza e al risparmio energetico, è adottato dai comuni nei termini fissati dai suddetti accordi, comunque entro i termini previsti dall’articolo 2 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni».

L’intesa concernente l’adozione del regolamento edilizio-tipo di cui all’articolo 4, comma 1-sexies, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n.380  risale al  20 ottobre 2016, siglata in sede di Conferenza unificata, tra il governo, le regioni e le autonomie locali.

Il comma 1 dell’art. 2 dell’Intesa, recante «Modalità e termini di attuazione», concernente l’adozione del regolamento edilizio-tipo, sancisce che le Regioni provvedono al recepimento del Regolamento Edilizio tipo nazionale, prodromico all’adeguamento finale ad opera dei Comuni, che devono recepire i contenuti di tali atti entro 180 giorni dal provvedimento regionale.

Ritengo che in astratto l'idea di fissare definizioni uniformi per tutto il paese sarebbe stata una buona idea, se fosse stata disciplinata in un altro modo.

Infatti è una contraddizione logica evidente stabilire definizioni che poi le regioni e i comuni hanno modificato e stiracchiato di qua e di là: questa esigenza di manipolarle è derivata soprattutto dal fatto che, se fossero state recipite dai comuni le nuove definizioni, sarebbe sorto il problema di come interpretare e applicare anche gli strumenti urbanistici  già vigenti e approvati con un lessico diverso.

L'adeguamento regionale ha inevitabilmente fatto venire meno la uniformità: ma se l'obbiettivo era l'uniformità e essa non si può raggiungere in questo modo, cosa serve fare tutto questo traffico di definizioni? Tanto valeva non fare proprio  niente.

Una soluzione sensata sarebbe stata quella di dire che i comuni utilizzeranno le nuove definizioni quando approveranno o faranno la revisione dei propri strumenti urbanistici.

La Regione Lombardia si è resa conto del problema e ha approvato la D.g.r. 24 ottobre 2018 - n. XI/695  che in parte ha fatto proprio questo, con riferimento al termine entro il quale i comuni devono recepire le definizioni: "4. di stabilire che, decorso il termine di cui al punto precedente, le definizioni uniformi e le disposizioni sovraordinate in materia edilizia trovano diretta applicazione, prevalendo sulle disposizioni comunali con esse incompatibili, e che le definizioni aventi incidenza sulle previsioni dimensionali urbanistiche avranno comunque efficacia a partire dal primo aggiornamento complessivo di tutti gli atti del PGT; sono comunque fatti salvi i procedimenti urbanistici ed edilizi avviati al momento dell’efficacia della presente delibera".

La Regione Veneto, invece, non ha detto niente  su questo punto. Allora ci chiediamo se i comuni veneti potrebbero recepire le definizioni del RET e stabilire che esse non operano immediatamente, ma che verranno utilizzate per redigere i nuovi strumenti urbanistici. Tra l'altro questa soluzione avrebbe anche il vantaggio di essere l'unica che garantisce la perfetta invarianza richiesta dall'intesa.

In linea di massima mi viene da pensare di si,  salvo  per quanto riguarda la misurazione radiale delle distanze (definizione n. 30, allegato B alla DGRV 669 del 15 maggio 2018). In effetti il problema della misurazione delle distanze è accresciuto dal fatto che esse potrebbe rilevare anche nei rapporti tra privati, ai sensi dell'art. 873 del codice civile. Quindi, in ipotesi, se il comune recepisse le definizioni uniformi e stabilisse una loro utilizzazione differita (nei nuovi strumenti urbanistici), ma  nel frattempo rilasciasse titoli edilizi che misurano le distanze non in senso radiale, ma in senso ortogonale (in attesa dei nuovi strumenti urbanistici), il rischio è che sorgano cause tra privati nelle quali il vicino pretenderebbe, invece, una entrata in vigore immediata della definizione sulle distanze.

Secondo me il compromesso potrebbe essere quello che i comuni stabiliscano l'utilizzazione differita delle definizioni, fatta eccezione per quella sulla misurazione radiale delle distanze, da fare entrare in vigore subito (le definizioni la cui efficacia è differita in questa ipotesi sarebbero di più di quelle previste dalla DGR Lombarda).

Può darsi che sia necessario anche precisare da quali parti dell'edificio si misurano le distanze.

Del resto anche in Lombardia la definizione sulla misurazione delle distanze è una di quelle che entra in vigore subito.

Questa soluzione potrebbe essere giustificata non solo per risolvere i dubbi di cui sopra, ma anche alla luce della sentenza del Consiglio di Stato n. 6136 del 2019, che ha stabilito che già adesso la misurazione delle distanze tra pareti finestrate va fatta in modo radiale, a prescindere dalle definizioni uniformi del RET.

A mio parere la misurazione radiale è una scelta imposta da un legislatore che non sa neanche di cosa sta parlando, ma così è e per il momento bisogna adeguarsi, ma sono convinto che prima o poi qualcuno si renderà conto dei pasticci che questa scelta comporta (per esempio, in materia di sanatoria per doppia conformità ex art. 36 del DPR 380/2001).

Ma non sarebbe ancora meglio se Regione Veneto parlasse e dicesse qualcosa?

Dario Meneguzzo - avvocato  

2018_00695_DGR_regolamento edilizio-tipo

Sull’acquisizione sanante

26 Nov 2019
26 Novembre 2019

Il T.A.R. Brescia fa il punto sull’acquisizione sanante prevista dall’art. 42 bis del T.U. espropri.

Post di Matteo Acquasaliente - avvocato

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Concorsi pubblici ed impedimenti di salute

26 Nov 2019
26 Novembre 2019

Il T.A.R. spiega in che modo le problematiche di salute cd. impreviste possano incidere sulla partecipazione ai concorsi pubblici e/o a prove aventi rilevanza para-pubblicistica, autorizzandone il rifacimento.

Post di Matteo Acquasaliente - avvocato

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Si può impugnare il criterio di selezione previsto dal bando?

26 Nov 2019
26 Novembre 2019

Si, ma non sussiste l’obbligo di impugnare subito anche la norma che prevede il prezzo più basso o quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa.

Post di Matteo Acquasaliente - avvocato

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Quando la nuova disciplina urbanistica comporta carenza d’interesse al ricorso?

25 Nov 2019
25 Novembre 2019

Il T.A.R. Brescia afferma che se la disciplina urbanistica impugnata con il ricorso è interamente sostituita da uno strumento urbanistico successivo, non impugnato con motivi aggiunti, vi è carenza d’interesse al ricorso, dato che l’accoglimento di quest’ultimo non potrebbe portare più alcuna utilità al ricorrente.

Post di Matteo Acquasaliente - avvocato

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