Come va qualificata la ricostruzione di un intero fabbricato, diruto da lungo tempo e del quale residuino solo piccole frazioni dei muri
La questione è esaminata dalla sentenza del Consiglio di Stato n. 3968 del 2013.
Scrive il Consiglio di Stato: "l’appello non merita positiva valutazione alla stregua del consolidato e condivisibile orientamento interpretativo secondo cui l’opera di restauro, risanamento e consolidamento deve riguardate strutture attuali e non può riferirsi a manufatti, come nella specie, da tempo inesistenti in quanto distrutti e demoliti (Cons. Stato, sez. V, 3 aprile 2000, n. 1906, secondo cui costituisce vera e propria costruzione "ex novo" e non già ristrutturazione né mero restauro o risanamento conservativo la ricostruzione di un intero fabbricato, diruto da lungo tempo e del quale residuino, al momento della presentazione dell'istanza del privato, solo piccole frazioni dei muri, di per sé inidonee a definire l'esatta volumetria della preesistenza, in quanto l'effetto ricostruttivo così perseguito mira non a conservare o, se del caso, a consolidare un edificio comunque definito nelle sue dimensioni nè alla sua demolizione e fedele ricostruzione - e, quindi, ad attuare i fini propri dell'art. 31 l. 5 agosto 1978 n. 457, diretti al recupero o al pieno ripristino del patrimonio edilizio esistente -, bensì a realizzarne uno del tutto nuovo e diverso). Reputato, in particolare, che il progetto presentato dalla ricorrente, stante anche l’impossibilità di addivenire alla cognizione esatte delle forme strutturali originarie, si risolve in un ampliamento delle strutture effettivamente esistenti, id est in un intervento radicalmente innovativo che esorbita, sul piano letterale e teleologico, dai connotati tipologici del proposto intervento di restauro e risanamento conservativo".
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