Sull’urgenza delle ordinanze sindacali
Il T.A.R. ricorda in quali termini deve essere inteso il presupposto dell’urgenza relativa alle ordinanze sindacali ex art. 54 TUEL.
Post di Matteo Acquasaliente - avvocato
Il T.A.R. ricorda in quali termini deve essere inteso il presupposto dell’urgenza relativa alle ordinanze sindacali ex art. 54 TUEL.
Post di Matteo Acquasaliente - avvocato
Nel caso di specie, un partecipante ad un pubblico appalto impugnava l’aggiudicazione, affermando di aver provato ad accedere alla documentazione della verifica di anomalia dell’offerta dell’aggiudicatario, ma di aver ottenuto dalla Stazione appaltante degli atti parzialmente oscurati.
Il TAR Lecce ha dichiarato inammissibile l’azione promossa, qualificandola come “ricorso al buio”. Il ricorrente avrebbe dovuto aspettare di ottenere l’intera documentazione di gara – come in effetti era poi successo in corso di causa – e a seguire avanzare un ricorso caratterizzato da specificità dei motivi.
È invece inammissibile il cd. “ricorso al buio”, non essendo, invero, neanche motivato dalla necessità di evitare lo spirare dei termini decadenziali, giacché questi ultimi decorrono dalla conoscenza dei documenti per cui è stata proposta istanza di accesso, la quale pertanto comporta la dilazione temporale del termine, quando i motivi di ricorso conseguano alla conoscenza dei documenti che completano l’offerta dell’aggiudicatario ovvero delle giustificazioni rese nell’ambito del procedimento di verifica dell’anomalia dell’offerta.
Post di Alberto Antico – avvocato
Il TAR Lecce ha affermato che, qualora il ricorrente non riesca a dimostrare l’illegittimità dell’aggiudicazione e degli atti di gara ad essa precedenti, perde ogni interesse a ricorrere avverso l’affidamento in via d’urgenza dei lavori a favore dell’aggiudicatario.
Sancita, infatti, la regolarità della selezione e del suo esito, la verifica sul momento dell’affidamento dei lavori (che si colloca in una fase posteriore e diversa rispetto alla selezione del migliore contraente) non potrebbe in alcun modo ripercuotersi sull’aggiudicazione.
Post di Alberto Antico – avvocato
Il T.A.R. Brescia ricorda in quali circostanze il deposito di containers configura una nuova costruzione soggetta a pdc e non una mera opera precaria.
Post di Matteo Acquasaliente - avvocato
Il T.A.R. Milano ricorda che, ai fini della compatibilità paesaggistica, ex art. 167 del d.lgs. n. 42/2004, il volume tecnico che è tale ai fini edilizi-urbanistici non produce in automatico un’efficacia esimente anche ai fini paesaggistici, dato che è comunque necessario valutare, in concreto, se tale opera ha leso la percezione del paesaggio.
Post di Matteo Acquasaliente - avvocato
Il TAR Veneto evidenzia che quelle opere caratterizzate da un’autonoma destinazione, funzionalità e valore di mercato, che incidono sul carico urbanistico, non potrebbero essere qualificate come pertinenze.
Post di Alessandra Piola – avvocato
Il TAR Veneto l’ha qualificata come destinazione commerciale, trattandosi di scambio di servizi in cambio di un corrispettivo, senza che venga alterata la sostanza intrinseca di quanto viene intermediato. Al contrario, una destinazione artigianale dovrebbe presentare elementi di attività industriale, o comunque costituire trasformazione delle risorse naturali o dei beni preesistenti attraverso processi tecnici.
Peraltro, se fossero state presenti sull’area entrambe le destinazioni, il TAR lascia intendere di dover catalogare la destinazione urbanistica complessiva dell’area sulla base dell’attività prevalente.
Post di Alessandra Piola – avvocato
Il TAR Veneto ricorda che il cambio di destinazione d’uso da artigianale a commerciale è da qualificarsi come totale difformità del titolo edilizio: è infatti rilevante la trasformazione di un’attività da artigianale in commerciale, sita su un’area per cui la normativa comunale prevede standard limitati di parcheggio e verde (compatibili solamente con attività artigianali).
Post di Alessandra Piola – avvocato
Il Tribunale di Ragusa si è allineato alla Corte di cassazione nell’affermare che ai fini della verifica del rispetto della regola di sussidiarietà di cui all’art. 2042 c.c., la domanda di arricchimento è proponibile ove la diversa azione, fondata sul contratto, sulla legge ovvero su clausole generali, si riveli carente ab origine del titolo giustificativo. Viceversa, resta preclusa nel caso in cui il rigetto della domanda alternativa derivi da prescrizione o decadenza del diritto azionato, ovvero nel caso in cui discenda dalla carenza di prova circa l’esistenza del pregiudizio subito, ovvero in caso di nullità del titolo contrattuale, ove la nullità derivi dall’illiceità del contratto per contrasto con norme imperative o con l’ordine pubblico.
Post di Dario Meneguzzo – avvocato
Le Sezioni Unite della Corte di cassazione hanno affermato che il principio di irrilevanza delle sopravvenienze, stabilito dall’art. 5 c.p.c., essendo diretto a favorire la perpetuatio iurisdictionis, non ad impedirla, trova applicazione solo nel caso di sopravvenuta carenza di giurisdizione del giudice originariamente adito, non anche qualora il mutamento dello stato di diritto o di fatto comporti, invece, l’attribuzione della giurisdizione al giudice che ne era privo al momento della proposizione della domanda.
Post di Alberto Antico – avvocato
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