Il portico non rileva ai fini del Piano Casa
Il T.A.R. Veneto, sez. II, nella sentenza del 28 marzo 2014 n. 411 sottolinea che la c.d. vicinitas e la limitazione dell’angolo di visuale radicano la legittimazione ad agire del vicino-confinante perché: “In primo luogo va precisato come debba ritenersi infondata l’eccezione preliminare di inammissibilità per mancanza di interesse a ricorrere proposta dalle parti resistenti.
1.2 Si è, infatti, dimostrato nel corso del giudizio come l’ampliamento assentito sia idoneo a determinare un avanzamento dell’intero immobile che, in quanto tale, è di per sé suscettibile di limitare la visuale dei proprietari confinanti e di incrementare, in ultimo, la zona d’ombra del fabbricato di cui si tratta.
Risultano quindi esistenti sia i presupposti tradizionalmente identificati nella nozione di vicinitas, intesa quale stabile collegamento con l’area in cui incide il manufatto a riferimento sia, ancora, quelli relativi al potenziale pregiudizio conseguente alla realizzazione delle opere assentite”.
Assodato ciò, per calcolare la superficie utile per usufruire degli incrementi edificatorii previsti
dal c.d. Piano Casa, il Collegio stabilisce che il portico non crea superficie utile perché: “Il Comune, infatti, nel calcolare la superficie ammissibile sulla base dell’art. 2 della L. reg. 14/2009 ha escluso dal relativo conteggio una superficie, in quanto tale, identificata quale “portico”.
2.1 Al fine di rilevare l’illegittimità di detta esclusione va ricordato che la nozione di "portico" sia comunemente riferita ad una struttura aperta, posta evidentemente all’esterno dell’edificio, antistante allo stesso, con funzioni di riparo o anche solo decorativa.
2.2 Nel caso di specie risulta determinante constatare come la superficie di cui si tratta sia caratterizzata da presupposti e caratteristiche del tutto differenti .
In primo luogo va rilevato come parte ricorrente abbia dimostrato, senza per questo risultare smentita, come all’interno del “portico” risulti esistente un distinto e separato vano, elemento quest’ultimo che già di per sé è incompatibile con la definizione sopra citata.
2.3 E’, altresì, facilmente evincibile come la struttura non sia adibita a funzioni di riparo o decorative, essendo com’è, delimitata da più di due muri perimetrali che lasciano aperta solo una superficie minima, con l’effetto di chiudere quasi tutti gli ambiti di apertura.
2.4 In considerazione di detti riscontri, peraltro incontrovertibili in quanto desumibili dalla documentazione fotografica allegata al ricorso, è possibile ritenere come detto manufatto costituisca un vero e proprio vano, suscettibile di incrementare il volume complessivo dell’immobile.
2.5 Si consideri, ancora, che ai sensi dell’art. 14 punto 16 del PRG la costruzione di portici in deroga alla disciplina urbanistica del territorio è resa ammissibile, solo ed esclusivamente, nei limiti dimensionali di volume pari a 18 mq e 54 mc per unità abitativa.
2.6 Nel caso in questione risulta violata anche la disposizione sopra citata e, ciò, considerando che il vano di cui si tratta ha una superficie pari a mq. 52, 15, volume che pertanto avrebbe dovuto essere computato ai fini del rispetto del limite del 30% di cui alla disciplina del c.d. piano casa.
2.7 Detta ultima circostanza ha, altresì, l’effetto di confermare quanto sopra dimostrato circa il fatto che si sia in presenza non di un “portico”, ma di un vero e proprio vano”.
dott. Matteo Acquasaliente
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