Giovanni sotto il banco per il terremoto a Moglia
Giovanni è mio nipote, ha 10 anni e abita a Moglia in provincia di Mantova.
Nella lettera allegata, racconta quello è successo a scuola durante la scossa del 29 maggio 2012.
Moglia è in Lombardia, ma ha subito gravi danni, come i più noti paese emiliani: diroccati il duomo, il municipio e le scuole, oltre 300 edifici gravamente lesionati, 130 dei quali da demolire.
Anche questo Comune ha grande bisogno di aiuti: alcune associazioni hanno portato al Sindaco somme raccolte durante le sagre paesane (anche 1000, 2000 euro sono preziosi).
Dov'è lo Stato? Dov'è quello Stato che sa essere così forte quando si presenta sotto le insegne di Equitalia?
A Moglia lo Stato si presenta con il volto della Soprintendenza, che vieta di demolire gli edifici vincolati, anche se sono semidistrutti e pericolanti: la logica del sistema, infatti, è quella di conservare i beni tutelati, non di demolirli. E allora, a Moglia, in Emilia, a L'Aquilia conserveremo tante nuove Pompei semidistrutte? Il sistema non contempla la riscostruzione del bene culturale "dove era e come era". Del resto, c'è anche il timore che la logica dell'emergenza porterebbe a ricostruzioni fantasiose: quanti tristi capannoni sono stati costruiti nei decenni scorsi chiamandoli chiese?
Ecco, a questo punto servirebbe uno Stato serio e forte.
Intanto chissà per quanto tempo Giovanni, passando davanti alle rovine del duomo, del municipio e delle scuole si ricorderà del 29 maggio 2012, quando si è rifugiato sotto il banco per proteggersi dal terremoto.
Dario Meneguzzo
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