Gara pubblica ed accesso agli atti
Il T.A.R. Veneto ricorda come si esplica l’accesso agli atti delle procedure ad evidenza pubblica.
Post di Matteo Acquasaliente - avvocato
Il T.A.R. Veneto ricorda come si esplica l’accesso agli atti delle procedure ad evidenza pubblica.
Post di Matteo Acquasaliente - avvocato
Il TAR Veneto, dopo aver ribadito alcuni principi in materia di ordinanze di demolizione, ha spiegato la differenza tra tettoie di natura pertinenziale e tettoie di entità tale da richiedere il PdC.
Post di Alberto Antico – dottore in giurisprudenza
Il TAR Veneto ha definito questi concetti e, all’esito, ha ritenuto che nel caso di specie il privato non potesse realizzare una cella frigorifera esterna, ricadente su un’area pubblica.
Post di Alberto Antico – dottore in giurisprudenza
Il TAR Veneto ha spiegato che le finalità dei vari Piani attuativi concorrono a determinare quali interventi possono essere ammessi nelle aree ricomprese nel Piano.
Perciò ad esempio, in presenza di un Piano di Lottizzazione con finalità di urbanizzazione o completamento di aree, la giurisprudenza ammette interventi diretti in aree già urbanizzate o in fondi interclusi.
Invece, se in una certa area è previsto un Piano attuativo finalizzato alla riqualificazione urbanistica, è possibile limitare gli interventi ammessi alla manutenzione e ristrutturazione edilizia.
Post di Alberto Antico – dottore in giurisprudenza
Il TAR Veneto ha offerto diversi principi utili in materia di primo condono.
Poiché la questione si svolgeva nel Comune di Cavallino-Treporti, il TAR ha anche spiegato il diverso regime di tutela che vige per la laguna di Venezia rispetto ai Comuni limitrofi.
Post di Alberto Antico – dottore in giurisprudenza
Il TAR Veneto ha affermato che le dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà non bastano, da sole, a provare il tempo dell’abuso; né sono accettabili fotografie prive di data certa.
Post di Alberto Antico – dottore in giurisprudenza
Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana ha spiegato quando sussiste la piena conoscenza del provvedimento ai fini della tardività, nonché chi possa vantare la legittimazione attiva al ricorso.
Post di Alberto Antico – dottore in giurisprudenza
L'articolo 31 della L. 1150/1942 stabiliva che: "Chiunque intenda eseguire nuove costruzioni edilizie ovvero ampliare quelle esistenti o modificare la struttura o l’aspetto nei centri abitati ed ove esista il piano regolatore comunale, anche dentro le zone di espansione di cui al n. 2 dell’art. 7, deve chiedere apposita licenza al podestà del Comune".
La legge 765/1967 (nota come "legge ponte") ha esteso la necessità della licenza edilizia a tutto il territorio comunale e non solo all'interno dei centri abitati.
Una sentenza del TAR Veneto aiuta a capire come si fa a stabilire se un edificio anteriore al 1967 sia stato realizzato fuori dal centro abitato e chi deve provarlo: la questione è importante per capire se, in mancanza di un titolo, l'immobile sia da considerare abusivo.
Vanno tenute presenti due questioni collegate: 1) in alcuni comuni la necessità di munirsi di un titolo edilizio anche fuori dal centro abitato risale a prima del 1967, in forza dei regolamenti comunali dell'epoca; 2) nessuno (che io sappia) ha ancora affrontato un'altra questione molto particolare: cosa succede se, prima del 1967, fuori dal centro abitato, in un comune nel quale non serviva alcun titolo edilizio in quell'area, per qualche ragione (che adesso magari non comprendiamo) sia stato ugualmente chiesto e ottenuto un titolo edilizio e poi l'edificio sia stato realizzato in modo difforme dal titolo? E' un abuso o no?
Post di Dario Meneguzzo - avvocato
Il TAR Veneto suggerisce come districarsi nei casi (che non sono rari, soprattutto in passato) nei quali il titolo edilizio è stato rilasciato su un determinato mappale (magari neanche in proprietà del richiedente), ma l'edificio è stato realizzato su un altro mappale.
Nel caso in esame, tra l'altro, le indicazioni erano contraddittorie già nella domanda e nel fascicolo.
Post di Dario Meneguzzo - avvocato
Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana non ha condiviso l’orientamento per cui vi è un vincolo conformativo qualora la destinazione del bene possa essere realizzata anche ad iniziativa del privato proprietario.
Invece, secondo il Consiglio, il vincolo è sostanzialmente preordinato all’esproprio tutte le volte in cui “la destinazione della area permetta la realizzazione di opere destinate esclusivamente alla fruizione soggettivamente pubblica, nel senso di riferita esclusivamente all’ente esponenziale della collettività territoriale”.
Post di Alberto Antico – dottore in giurisprudenza
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