Istanza di accesso agli atti nei confronti dell’aggiudicataria

25 Mar 2025
25 Marzo 2025

Il TAR Veneto ha affermato che, nel caso in cui la Stazione appaltante non abbia reso disponibile nella piattaforma di approvvigionamento, contestualmente alla comunicazione dell’aggiudicazione, la documentazione di gara indicata all’art. 36, co. 1-2 d.lgs. 36/2023 (in particolare, l’offerta tecnica integrale dell’aggiudicatario), l’impugnazione degli atti emanati, sulla successiva istanza di accesso dell’operatore economico secondo classificato, non è sottoposta al regime super speciale di cui al successivo comma 4 (che concerne, secondo l’univoco significato letterale di detta disposizione, l’impugnazione delle sole decisioni rese dalla Stazione appaltante in sede di comunicazione dell’aggiudicazione sulle istanze di oscuramento presentate in gara dai concorrenti), ma a quello ordinario di cui agli artt. 22 ss. l. 241/1990.

In sede di evasione dell’istanza di accesso dell’operatore economico secondo classificato agli atti dell’offerta tecnica integrale dell’aggiudicatario (il quale si sia opposto all’accesso invocando la sussistenza di segreti tecnici o commerciali), la Stazione appaltante è tenuta a dar conto di aver eseguito un bilanciamento fra l’interesse alla segretezza commerciale vantato dall’aggiudicatario e la tutela del principio di trasparenza a vantaggio del richiedente, non potendosi limitare a recepire in maniera acritica la posizione espressa dal controinteressato senza ulteriori specificazioni ed in assenza di motivata dimostrazione degli invocati segreti tecnici o commerciali.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Cosa succede se il Comune, o altra P.A., rimane inadempiente ad una convenzione urbanistica?

24 Mar 2025
24 Marzo 2025

Il Consiglio di Stato ha affermato che la convenzione stipulata tra privato e P.A. volta a disciplinare le modalità di realizzazione di opere di urbanizzazione deve assimilarsi a un accordo sostitutivo del provvedimento amministrativo ex art. 11 l. 241/1990, al quale si applicano, ove non diversamente previsto, i principi civilistici in materia di inadempimento delle obbligazioni. Pertanto, il creditore che agisca per la risoluzione contrattuale, per il risarcimento del danno, ovvero per l’adempimento, deve soltanto provare la fonte (negoziale o legale) del suo diritto e il relativo termine di scadenza, limitandosi alla mera allegazione della circostanza dell’inadempimento della controparte, mentre il debitore convenuto è gravato dell’onere della dimostrazione del fatto estintivo dell’altrui pretesa, costituito dall’avvenuto adempimento, o dall’eccezione d’inadempimento del creditore ex art. 1460 c.c.

Il risarcimento dei danni conseguenti all’inadempimento degli obblighi assunti da una P.A. con una convenzione urbanistica (nella specie, per mancata esecuzione di opere di urbanizzazione alle quali era subordinata la vendita di un suolo edificabile con destinazione commerciale) va commisurato, quanto al danno emergente, alle spese documentate direttamente imputabili, anche pro quota, alla attuazione della convenzione, a meno che non si tratti di spese che, per la loro natura indivisibile, il privato avrebbe comunque dovuto sostenere e che pertanto non risultano sine causa, nell’an o nel quantum, in conseguenza del venir meno in parte qua della convenzione urbanistica. Il risarcimento non può ricomprendere, quanto al danno emergente, le spese relative al regime di tassazione dell’immobile rimasto invenduto in quanto indice di capacità contributiva, cui si correlano peraltro anche vantaggi in termini di solvibilità, ampiezza della garanzia patrimoniale e possibilità di ottenere finanziamenti. Difatti, non si tratta di un pregiudizio patrimoniale suscettibile di ristoro, ma dell’insieme di diritti e di obblighi legali connessi in via ordinaria alla titolarità del bene.

Quanto al lucro cessante per perdita di chance, il risarcimento va commisurato all’utile presuntivamente ritraibile dall’operazione, sul quale poi va calcolata la percentuale corrispondente alla concreta possibilità di conseguimento della utilità finale attesa, che deve tener conto di specifiche circostanze (nella specie, presenza di una o più proposte di acquisto, eventuali condizioni disincentivanti all’acquisto, assoggettamento della convenzione edilizia al potere di recesso della P.A., scelta processuale dell’operatore di chiedere la risoluzione della convenzione senza ricercare ulteriori chance di vendita). In materia di risarcimento del lucro cessante, va accolta la tesi ontologica del danno da perdita di chance, qualificando la chance alla stregua di una posta attiva del patrimonio del danneggiato assistita da una consistenza probabilistica adeguata circa il conseguimento dell’utilità finale attesa e, in ordine alla quantificazione, può farsi applicazione del criterio del principio della liquidazione in via equitativa ai sensi dell’art. 1226 c.c.

Post di Daniele Iselle

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Il vincolo cimiteriale e le previsioni urbanistiche

24 Mar 2025
24 Marzo 2025

Il TAR Veneto ha affermato che il vincolo di rispetto cimiteriale previsto dall’art. 338 T.U. leggi sanitarie ha natura conformativa e prevalente rispetto alle previsioni degli strumenti urbanistici. La classificazione di un’area come residenziale, dunque, recede rispetto al vincolo derivante dalla disciplina delle fasce di rispetto cimiteriali.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Vincolo cimiteriale e normativa regionale veneta

24 Mar 2025
24 Marzo 2025

Il TAR Veneto ha lodato un Comune per aver correttamente ricostruito l’evoluzione della normativa regionale in materia di vincolo cimiteriale.

La l.r. Veneto 4/2015 aveva inserito il comma 4-bis all’art. 41 l.r. Veneto 11/2004, prevedendo espressamente che nelle aree di rispetto cimiteriale, oggetto di riduzione della zona di rispetto ai sensi dell’art. 338, co. 5 T.U. leggi sanitarie, “l’attuazione degli interventi urbanistici, pubblici o privati, compatibili con le esigenze di pubblico interesse attinenti il profilo sanitario, urbanistico e di tranquillità dei luoghi, di cui al medesimo comma 5, è consentita previa approvazione da parte del Consiglio comunale di un piano urbanistico attuativo con le procedure di cui all'articolo 20. Tale disposizione si applica anche ai comuni non dotati di PAT”.

La formulazione attualmente vigente invece (frutto della riscrittura ad opera dell’art. 63, co. 4 l.r. Veneto 30/2016) ha inteso restringere le ipotesi in cui è ammessa, eccezionalmente, l’edificazione in quelle medesime zone, prevedendo che “l’attuazione di opere pubbliche o di interventi urbanistici aventi rilevanza pubblica di cui al medesimo comma 5, è consentita dal consiglio comunale, acquisito il parere della competente azienda sanitaria locale, previa valutazione dell’interesse pubblico prevalente e della compatibilità degli interventi con le esigenze di tutela relative agli aspetti igienico-sanitari, ambientali, urbanistici e di tranquillità dei luoghi”.

Essendo espressamente previsto – perché possa essere disposta la riduzione della fascia di rispetto – che si motivi in ordine alla prevalenza dell’interesse pubblico alla riduzione della fascia di rispetto, è chiaro che gli interventi ammissibili devono tendere al perseguimento di interessi pubblici di rango superiore a quelli tutelati dalla fascia di rispetto e che tali non possono considerarsi gli interventi volti allo sfruttamento residenziale dell’area, tenuto conto, peraltro, della necessità di salvaguardare la sacralità dei luoghi, certamente pregiudicata da una più intensa presenza umana.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Abusi edilizi e tutela della disabilità

24 Mar 2025
24 Marzo 2025

Nel caso di specie, un Comune negava la sanatoria di una roulotte ancorata al suolo e resa abitabile con tanto di allaccio alle utenze.

Il privato si difendeva affermando che ivi risiedeva anche un minore disabile.

Il TAR Veneto ha affermato che gli effetti riflessi del diniego di sanatoria sulla condizione del minore disabile non possono integrarne una ragione di illegittimità né, a fortiori, esplicare un qualche effetto sanante a fronte della rappresentata situazione di abusività, apprestando l’ordinamento, per la tutela di situazioni e interessi della specie, diversi e specifici rimedi, senza considerare, in concreto, che la rimessione in pristino dello stato dei luoghi non impedisce al ricorrente di reperire un’altra legittima soluzione abitativa in zona.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Violazione del termine di conclusione del procedimento amministrativo

24 Mar 2025
24 Marzo 2025

Il TAR Veneto ha affermato – con laconica motivazione – che la violazione dei termini di conclusione del procedimento non produce effetti sulla legittimità del provvedimento che ne abbia costituito l’esito.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Obbligo di rispondere all’istanza del privato in materia di pericolosità idraulica

24 Mar 2025
24 Marzo 2025

Il T.A.R. Veneto afferma che il Comune ha l’obbligo di rispondere all’istanza edilizia presentata dal privato. Nel caso di specie si trattava di una richiesta formulata ai sensi dell’articolo 9 della legge regionale del Veneto 4 aprile 2019, n. 14, a norma del quale “Per gli edifici ricadenti nelle aree dichiarate di pericolosità idraulica o idrogeologica molto elevata (P4) o elevata (P3) (…), è consentita l'integrale demolizione e la successiva ricostruzione in zona territoriale omogenea propria non dichiarata di pericolosità idraulica o idrogeologica, individuata a tale scopo dal consiglio comunale, con incrementi fino al 100 per cento del volume o della superficie, anche in deroga ai parametri dello strumento urbanistico comunale”;

Post di Matteo Acquasaliente - avvocato

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Responsabilità da inquinamento ambientale: prima si accertano le colpe, poi si discute dei modi per la bonifica

22 Mar 2025
22 Marzo 2025

Il TAR Veneto ha affermato che gli aspetti inerenti all’esecuzione delle opere di bonifica non possono essere affrontati nel giudizio in cui si discute della fase precedente, relativa all’individuazione formale dei soggetti responsabili della contaminazione.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Responsabilità da inquinamento ambientale e società di capitali

22 Mar 2025
22 Marzo 2025

Il TAR Veneto, pur dando atto del contrasto giurisprudenziale sul punto, ha affermato che il quadro normativo delineato sia dal Codice civile, sia dal Codice dell’ambiente conduce a riconoscere la possibilità di indirizzare le ordinanze per la bonifica dei siti contaminati ex art. 244 d.lgs. 152/2006 nei confronti degli amministratori delle società di capitali (il problema non si pone per le società di persone, le quali non hanno personalità giuridica, con la conseguenza che in esse non si verifica il fenomeno della immedesimazione organica).

Va comunque ricordato che la responsabilità dell’amministratore non è una responsabilità “da posizione”, ma deriva dalla condotta, attiva od omissiva, da questi tenuta in concreto, che – per quanto riguarda l’adozione delle ordinanze in parola – deve essere dimostrata in sede amministrativa.

Post di Alberto Antico – avvocato

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L’accertamento amministrativo della responsabilità per inquinamento ambientale

22 Mar 2025
22 Marzo 2025

Il TAR Veneto ha offerto un’ottima ricostruzione dei principi in materia di accertamento, da parte delle PP.AA., della responsabilità della contaminazione delle matrici ambientali.

Post di Alberto Antico – avvocato

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