Author Archive for: SanVittore

Riforma Cartabia: le verifiche preliminari del Giudice nel rito ordinario

03 Giu 2024
3 Giugno 2024

La Corte costituzionale ha offerto alcuni chiarimenti a proposito dell’art. 171-bis c.p.c., introdotto dal d.lgs. 149/2022 (riforma Cartabia), che prevede, nell’ambito della nuova disciplina del processo ordinario di cognizione, l’emanazione di un decreto di fissazione dell’udienza da parte del giudice, prima del deposito delle memorie illustrative (nn. 1, 2 e 3) delle parti e della comparizione delle stesse; decreto con cui il giudice, prima dell’udienza stessa e senza sentire le parti, decide in ordine alle verifiche preliminari (concernenti, tra l’altro, la sussistenza del potere rappresentativo, la ritualità delle notifiche, l’integralità del contraddittorio, la chiamata in causa di terzi).

La Corte ha chiarito che la norma risulta costituzionale, purché sia interpretata alla luce del principio del contraddittorio.

Il giudice, nell’esercizio del potere direttivo del processo demandato allo stesso in generale dall’art. 175 c.p.c., può fissare un’udienza ad hoc qualora avverta l’esigenza di interloquire con le parti sui provvedimenti da assumere all’esito delle verifiche preliminari.

Parimenti, ove il giudice ritenga di adottare direttamente il decreto, la parte che non condivide il provvedimento emesso può richiedere la fissazione di un’udienza per discuterne in contraddittorio, onde evitare una successiva regressione del procedimento. Una tale udienza, se fissata dal giudice, realizza il contraddittorio delle parti prima di quella di comparizione e trattazione della causa.

In ogni caso il decreto di cui all’art. 171-bis c.p.c., senza la fissazione di un’udienza ad hoc, può essere oggetto di discussione all’udienza di comparizione alla presenza delle parti. All’esito di tale udienza, i provvedimenti assunti con decreto, una volta vagliate le ragioni delle parti, possono essere confermati, modificati o revocati con ordinanza del giudice.

Se la parte aveva chiesto, senza esito, la fissazione di un’udienza per interloquire con il giudice sui provvedimenti emanati con il decreto di cui all’art. 171-bis c.p.c., alcuna conseguenza processuale pregiudizievole (quale, in ipotesi, l’estinzione del processo) può essere posta a carico della stessa, ove essa non si sia conformata a tale provvedimento confidando nella possibilità di argomentare le proprie ragioni nel contraddittorio delle parti. Può esserci, in tal caso, un allungamento dei tempi del processo, ma l’esigenza di rapidità non può pregiudicare la completezza del sistema delle garanzie della difesa e comprimere oltre misura il contraddittorio tra le parti, atteso che un processo non giusto, perché carente sotto il profilo delle garanzie, non è conforme al modello costituzionale, quale che sia la sua durata.

Post di Alberto Antico – avvocato

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SCIA e completezza della pratica

03 Giu 2024
3 Giugno 2024

Il T.A.R. Veneto ritiene che solo la completezza e la veridicità della SCIA determinino la sua piena efficacia. Sul punto, però, si registra un altro orientamento che, al contrario, attribuisce rilevanza dirimente esclusivamente al mero decorso del tempo per il perfezionamento della stessa.

Post di Matteo Acquasaliente - avvocato

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SCIA ed inibitoria

03 Giu 2024
3 Giugno 2024

Il T.A.R. ricorda che non è possibile presentare due volte la stessa SCIA, anche se nominalmente differente, qualora, da un lato, il progetto rimanga sostanzialmente inalterato e, dall’altro lato, vi è già stato un’inibitoria delle prima SCIA non impugnata e, quindi, già consolidata. In tal caso, infatti, il Comune può limitarsi a dichiarare l’inefficacia della seconda SCIA.

Post di Matteo Acquasaliente - avvocato

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Il potere inibitorio di una SCIA in capo al Comune

03 Giu 2024
3 Giugno 2024

Nel caso di specie, il Comune inibiva la SCIA presentata da una società titolare di un supermercato, vietando l’installazione di sbarre automatiche agli accessi del parcheggio scoperto e alla regolamentazione degli accessi e chiusura del suddetto parcheggio in funzione degli orari del negozio, trattandosi di un parcheggio ad uso pubblico.

La società eccepiva la violazione del termine di 30 giorni ex art. 19, co. 3 e 6-bis l. 241/1990.

Il TAR Veneto ha respinto l’eccezione.

Ai fini del decorso del termine di controllo “ordinario” sulla SCIA, è necessario che sussistano nella loro interezza i presupposti di efficacia della SCIA stessa. Il presupposto indefettibile perché la SCIA possa essere produttiva di effetti è, infatti, la completezza e la veridicità delle dichiarazioni contenute nell’autocertificazione, con la conseguenza che, in presenza di una dichiarazione inesatta o incompleta, sussiste comunque il potere della P.A. di inibire l’attività segnalata.

Nella fattispecie concreta, la SCIA era incompleta poiché non accompagnata né preceduta dalla sottoscrizione di una convenzione che disciplinasse l’utilizzo pubblico del parcheggio in accordo con il Comune.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Sull’impugnazione della DIA (ora SCIA)

03 Giu 2024
3 Giugno 2024

Il TAR Veneto evidenzia che la DIA (ora la SCIA), anche in forma di sanatoria, si perfeziona mediante silenzio-assenso dell’Amministrazione: trattandosi di un atto fondamentalmente privato, eventuali dichiarazioni successive della P.A. sono meramente ricognitive e come tali prive di lesività.

Eventualmente, il privato avrebbe dovuto ricorrere avverso il silenzio-inadempimento dell’Amministrazione sul procedimento di verifica della conformità urbanistico-edilizia della pratica.

Post di Alessandra Piola – avvocato

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Una DIA / SCIA non può essere affetta dal vizio di nullità

03 Giu 2024
3 Giugno 2024

Il Consiglio di Stato, partendo dalla constatazione che il legislatore ha disciplinato la denuncia d'inizio attività non come un provvedimento a formazione tacita, ma come un atto privato volto a comunicare l'intenzione di intraprendere un'attività direttamente ammessa dalla legge (sentenza 29 luglio 2011, n. 15), ha tratto la conclusione che tale atto non potrebbe essere mai oggetto di declaratoria di nullità, neppure da parte della stesa Amministrazione.

Il rimedio previsto dal legislatore per una attività in contrasto con la normativa è quello della inibitoria della SCIA da parte della P.A.

Post di Dario Meneguzzo - avvocato

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La trasparenza nella Pubblica Amministrazione e implicazioni sulla protezione dei dati personali

31 Mag 2024
31 Maggio 2024

L'avvocato Paola Immerini, che sentitamente ringraziamo, ci invia una nota, che volentieri pubblichiamo, in materia di trasparenza e privacy nella P.A.

Trasparenza della Pubblica Amministrazione e Privacy 

Questione di legittimità costituzionale dichiarata inammissibile dalla Consulta e rilevanza nel giudizio amministrativo a quo

31 Mag 2024
31 Maggio 2024

L’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha affermato che la decisione processuale di inammissibilità, ancorché di natura decisoria, impiegata dalla Corte costituzionale per rilevare l’assenza delle condizioni previste dalla legge per la legittima instaurazione del giudizio in via incidentale, non spiega una rilevanza diretta sul giudizio principale (come invece la pronuncia di accoglimento o di rigetto, vertente sulla questione di costituzionalità) e, pertanto, non preclude al giudice rimettente, che non condivida l’assunto della Corte, di decidere comunque nel merito la causa principale, dovendo però in questo caso fare applicazione della norma censurata.

Questo in ragione della sostanziale e strutturale autonomia che connota la relazione tra il giudizio principale ed il giudizio di costituzionalità, i quali, ancorché avvinti da un rapporto di pregiudizialità, sono distinti nella funzione e nell’oggetto: nel giudizio a quo si fanno valere posizioni soggettive, la cui tutela è dipesa dalla verifica di costituzionalità della legge da applicare; nel giudizio costituzionale, l’interesse perseguito dall’ordinamento è quello di ripristinare la legalità costituzionale.

La verifica della Corte su presupposti e condizioni del giudizio a quo consiste, pertanto, in un sindacato esterno, che si esaurisce nella verifica che gli stessi non risultino manifestamente ed incontrovertibilmente carenti.

Ne discende che, all’interno delle decisioni di inammissibilità, si distinguono quelle dotate di un effetto preclusivo nei confronti del giudice a quo e quelle prive di tale effetto.

L’elemento scriminante è la redimibilità del vizio.

Post di Alberto Antico – avvocato

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L’azione di ottemperanza di chiarimenti

31 Mag 2024
31 Maggio 2024

Il TAR Veneto ha affermato che l’ottemperanza cd. di chiarimenti (art. 112, co. 5 c.p.a.) costituisce uno strumento di supporto e chiarificazione per la P.A. qualora alla corretta esecuzione del giudicato si frapponga non l’intento di resistere alle altrui pretese, ma solo la difficoltà di intendere il decisum cui dar seguito nella successiva attività provvedimentale, e per questo utile anche al solo fine di ottenere l’esatta interpretazione della sentenza ottemperanda. Tale azione, pertanto, può essere proposta a condizione che si siano riscontrati elementi di dubbio (deve esservi una effettiva res dubia) o di non immediata chiarezza nella sentenza ottemperanda, per ottenere precisazioni e delucidazioni sui punti della decisione ovvero sulle concrete modalità di esecuzione, senza perciò che possano essere introdotte ragioni di doglianza volte a modificare o integrare l’oggetto delle statuizioni rese, né allo scopo di investire il Giudice di questioni che devono trovare la loro corretta risoluzione nella sede dell’esecuzione della sentenza nell’ambito del rapporto tra le parti e la P.A.

Nel caso di specie, a fronte ad una sentenza del TAR che accertava l’obbligo per la Regione di convocare una conferenza di servizi per esaminare una proposta viabilistica di un Comune (a valle di un ricorso avverso il silenzio-inadempimento), non poteva la Regione stessa promuovere un’azione di ottemperanza di chiarimenti per far accertare che il Comune non aveva diritto all’approvazione della suddetta opera.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Improcedibilità e cessata materia del contendere

31 Mag 2024
31 Maggio 2024

Il TAR Veneto ha chiarito la differenza tra questi due istituti.

Nel caso di specie, dopo aver dichiarato l’improcedibilità del ricorso (in realtà ab origine inammissibile per aver impugnato una mera nota interlocutoria con cui la Stazione appaltante chiedeva chiarimenti sul permanere dei requisiti di gara), ha pronunciato la condanna alle spese in virtù del giudizio di soccombenza virtuale.

Post di Alberto Antico – avvocato

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