La forza del diritto è violenza ‘conforme alla legge’ (da un carteggio fra Albert Einstein e Sigmund Freud)

08 Lug 2014
8 Luglio 2014

Qualche mio lettore, pur vivendo in  Italia, è riuscito a conservare almeno un briciolo di passione civile?

Se si, ecco un articolo interessante per riflettere sul Potere della persona che agisce in nome dello Stato, ringraziando l'avvocato Giuseppe Piva per la segnalazione.

Si tratta di un articolo di Beniamino Irti, pubblicato su Historia et ius rivista di storia giuridica dell’età medievale e moderna www.historiaetius.eu - 4/2013 - paper 1, relativa a un carteggio tra due colossi del pensiero umano, Sigmund Freud e Albert Einstein. 

Evidenziamo, in particolare, questo passaggio alle pagine 3 e 4: "Il passaggio dalla violenza al diritto è segnato da ciò, che i più deboli, stringendosi insieme, si oppongono alla violenza del singolo. Chiarisce Freud: « L’union fait la force ... Vediamo così che il diritto è la potenza di una comunità. È ancora sempre violenza, pronta a volgersi contro chiunque le si opponga, opera con gli stessi mezzi, persegue gli stessi scopi; la differenza risiede in realtà solo nel fatto che non è più la violenza di un singolo a trionfare, ma quella della comunità ». La transizione, dalla violenza del singolo alla violenza della comunità, richiede che l’unione dei più deboli non sia effimera, ma stabile e durevole, e dunque sorretta da “legami emotivi”, da rapporti psicologici, sui quali si fonda la sua saldezza. « La comunità – scrive Freud – deve essere mantenuta permanentemente, organizzarsi, prescrivere gli statuti che prevengano le temute ribellioni, istituire organi che veglino sull’osservanza delle prescrizioni – delle leggi – e che provvedano all’esecuzione degli atti di violenza conformi alle leggi ». Sono proposizioni di eccezionale rilievo. Nel passaggio al diritto, la violenza non si estingue e spegne, ma si trasferisce dal singolo alla comunità, dai meno ai più. Essa si concentra, si organizza, si fa struttura di potere, emana leggi, istituisce ufficî giudiziarî. L’analisi freudiana tocca un alto grado di chiarezza, di ‘purità’ metodologica: l’atmosfera culturale tedesca favorisce questo strenuo esercizio. Già nel 1921 Walter Benjamin, in quello che Jacques Derrida chiamerà un « breve e inquietante testo »7, Critica della violenza (Zur Kritik der Gewalt), aveva distinto due specie di violenza: la violenza fondatrice, che instaura e pone il diritto, e la violenza conservatrice, che lo conferma e ne assicura continuità e applicabilità. La violenza, di cui discorre Freud, adempie la duplice funzione: piega la violenza irregolare del singolo, e istituisce il diritto; poi, si consolida e conserva nella complessa struttura di organi ed ufficî".

Dedicato a chiunque abbia sperimentato sulla propria carne la violenza, in particolare quella 'conforme alla legge'.

Dario Meneguzzo - uno di noi

http://www.historiaetius.eu/uploads/5/9/4/8/5948821/1_irti_4.pdf

La violenza conforme alla legge

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