L’acquisizione gratuita al patrimonio comunale dell’abuso edilizio non demolito, dal punto di vista della Corte di cassazione penale

19 Mar 2025
19 Marzo 2025

La Corte di cassazione penale ha affermato che l’acquisizione al patrimonio del Comune dell’immobile abusivo fa cessare l’interesse alla revoca o alla sospensione dell’ordine di demolizione in capo al responsabile dell’illecito.

Dopo l’acquisizione dell’opera abusiva al patrimonio disponibile del Comune, qualora il Consiglio comunale non abbia deliberato il mantenimento del manufatto, ravvisando l’esistenza di prevalenti interessi pubblici, il condannato può chiedere la revoca dell’ordine di demolizione soltanto per provvedere spontaneamente all’esecuzione di tale provvedimento, essendo privo di interesse ad avanzare richieste diverse, in quanto il procedimento amministrativo sanzionatorio ha ormai come unico esito obbligato la demolizione della costruzione a spese del responsabile dell’abuso.

Sussiste un’incompatibilità tra l’acquisizione gratuita e l’ordine di demolizione emesso dal giudice penale con la sentenza di condanna soltanto se, con delibera consiliare, l’Ente locale stabilisce di non demolire l’opera acquisita ai sensi dell’art. 31, co. 5 d.P.R. 380/2001.

Si segnala che la fattispecie concreta conosciuta dalla Corte era antecedente alla cd. riforma Salva casa.

Post del Dott. Ing. Mauro Federici

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PdC in sanatoria e divieto di sanatoria sismica postuma secondo la Cassazione penale

19 Mar 2025
19 Marzo 2025

La Corte di cassazione penale ha affermato che il permesso di costruire (PdC) in sanatoria rilasciato successivamente all’acquisizione gratuita dell’abuso edilizio al patrimonio immobiliare del Comune è illegittimo e non può ritenersi preclusivo della demolizione degli abusi, in quanto emesso a favore di un soggetto che non è più titolare del bene, spettando al Comune di stabilire se mantenere o demolire l’opera.

Peraltro, in tema di reati urbanistici, la sanatoria degli abusi edilizi idonea ad estinguere il reato di cui all’art. 44 d.P.R. 380/2001, a precludere l’irrogazione dell’ordine di demolizione dell’opera abusiva previsto dall’art. 31, co. 9 d.P.R. cit. e a determinare, se eventualmente emanata successivamente al passaggio in giudicato della sentenza, la revoca di detto ordine, può essere solo quella rispondente alle condizioni espressamente indicate dall’art. 36 d.P.R. cit., che richiede la doppia conformità delle opere alla disciplina urbanistica vigente, sia al momento della realizzazione del manufatto, sia al momento della presentazione della domanda di permesso in sanatoria, dovendo escludersi la possibilità di una legittimazione postuma di opere originariamente abusive. Il requisito della doppia conformità è da ritenersi escluso in caso di edificazioni eseguite in assenza del preventivo ottenimento dell’autorizzazione sismica.

La richiesta di autorizzazione ai fini sismici è sempre preventiva, non potendosi ammettere l’istituto dell’autorizzazione sismica in sanatoria.

Si segnala che la fattispecie concreta conosciuta dalla Corte era antecedente alla cd. riforma Salva casa.

Post del Dott. Ing. Mauro Federici

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Onere della prova nei giudizi in materia edilizia

19 Mar 2025
19 Marzo 2025

Il TAR Veneto ha affermato che incombe su chi agisce in giudizio fornire gli elementi probatori a favore della propria tesi, quindi è onere del privato fornire la prova dello status quo ante, atteso che la P.A. non può, di solito, materialmente accertare quale fosse la situazione all'interno del suo territorio. Detto in altri termini, chi realizza interventi, ritenuti abusivi, su immobili esistenti, è tenuto a dimostrare rigorosamente, se intende evitare le misure repressive di legge, lo stato della preesistenza, in applicazione del principio generale di cui all’art. 2697 c.c. nonché dell’art. 64, co. 1 c.p.a., posto che l’attività edificatoria è suscettibile di puntuale documentazione, con la conseguenza che la prova deve essere rigorosa e fondarsi su documentazione certa e univoca e comunque su elementi oggettivi.

In particolare, la mera dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà non è sufficiente ad assolvere l’onere, che grava su coloro che obiettano la preesistenza dell’opera all’obbligo di rilascio di titolo edilizio, di fornire alla P.A. prova idonea a documentare l’epoca di costruzione di un manufatto.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Riparto dell’onere della prova, in materia di restituzione delle somme versate al Comune, a seguito dello scomputo degli oneri

19 Mar 2025
19 Marzo 2025

Nel caso di specie, il privato domandava al Comune la restituzione di somme versate a titolo di contributo di costruzione, rispetto al quale però aveva poi eseguito opere a scomputo.
Il TAR Veneto ha affermato che l’avvenuto versamento di tali somme integra un fatto costitutivo della pretesa del ricorrente, sul quale quindi grava l’onere della prova della sua esistenza, alla luce della contestazione del pagamento fatta dal Comune. Tale riparto dell’onere della prova risponde all’ordinario criterio nell’ambito delle obbligazioni e si concilia con altri due principi in tema di riparto probatorio, cioè che la prova del fatto grava su chi ne afferma la sua esistenza e non su chi quel fatto nega, e che la prova gravi su chi può fornirla più agevolmente in base al principio di vicinanza della prova.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Legge Veneto 2050 e immobili specificamente tutelati dal PRG

19 Mar 2025
19 Marzo 2025

Il TAR Veneto ha concordato con la circolare regionale n. 1 del 19.04.2021, la quale chiariva che l’art. 3, co. 4, lett. b l.r. Veneto 14/2019, cd. Veneto 2050, esclude dall’ambito applicativo della legge regionale gli edifici oggetto di specifiche norme di tutela da parte degli strumenti urbanistici e territoriali che non consentono gli interventi edilizi previsti. Ove, quindi, specifiche norme di pianificazione urbanistica e territoriale non consentano, in particolare, ampliamenti o demolizioni e successive ricostruzioni, tali interventi non potranno essere assentiti. Sono annoverate tra le specifiche norme di tutela anche i cd. gradi di protezione imposti dagli strumenti di pianificazione sugli edifici di pregio architettonico o di valore storico testimoniale, le disposizioni relative alle tipologie costruttive, la disciplina relativa alle destinazioni d’uso nonché le norme puntuali contenute nelle schede d’intervento relative ai singoli edifici.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Antenne e localizzazione

18 Mar 2025
18 Marzo 2025

Il T.A.R. Trento ricorda che per denegare un’autorizzazione unica è necessario motivare in modo stingente le ragioni di interesse pubblico che ostano all’installazione di tale opera di urbanizzazione.

Post di Matteo Acquasaliente - avvocato

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Natura della CILA e poteri del Comune in merito

18 Mar 2025
18 Marzo 2025

Il Consiglio di Stato ha offerto una pregevole ricostruzione dell’istituto giuridico della CILA, dando atto dei due orientamenti in merito.

Secondo un’opzione ermeneutica, l’attività assoggettata a CILA è libera e non è sottoposta a un controllo sistematico. Il Comune conserva il potere di sanzionare l’intervento, una volta realizzato, o perché in assenza di titolo idoneo o perché in difformità rispetto al Piano.

Secondo un altro orientamento, poiché la CILA è divenuta il titolo general-residuale per tutte le opere non soggette a SCIA, PdC o attività edilizia libera, e quindi ad oggi sono ricondotte alla CILA anche opere quantitativamente rilevanti, la mancata previsione di sistematicità dei controlli rischia di tradursi in un sostanziale pregiudizio per il privato, che non vedrebbe mai stabilizzarsi la legittimità del proprio progetto. Si devono perciò mutuare i principi via via consolidatisi con riferimento alla separazione tra autotutela decisoria e esecutiva in materia di SCIA.

Il Consiglio di Stato ha aderito a questo secondo orientamento.

Sono impugnabili gli atti, variamente adottati dagli Enti locali sotto la qualificazione di declaratorie di irricevibilità ovvero archiviazione o simili delle CILA che, seppur espressivi di poteri non tipizzati, una volta esercitati devono ritenersi dotati dei caratteri della lesività.

Il Consiglio ha espressamente esteso queste considerazioni anche alle CILA Superbonus.

Si ringrazia sentitamente il dott. Roberto Travaglini per la segnalazione.

Post di Alberto Antico – avvocato

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CILA Superbonus e soccorso istruttorio del Comune

18 Mar 2025
18 Marzo 2025

Nel caso di specie, di fronte alla CILA Superbonus (cd. CILAS) presentata dal privato, il Comune si accorgeva di alcune carenze prettamente documentali, in particolare alcune discrasie tra l’elaborato grafico a corredo della CILAS ed il titolo edilizio, anteriore al 1967 ma non rinvenuto dal Comune, per lo più in riduzione rispetto quanto autorizzato (rispetto alle quali il privato sosteneva la conformità dello stato dei luoghi all’attività costruttiva posta in essere originariamente), nonché l’espresso consenso del comproprietario.
Per l’effetto, il Comune emanava una comunicazione di inefficacia della CILA Superbonus.
Il Consiglio di Stato ha annullato tale atto, perché il Comune avrebbe dovuto invece disporre l’attivazione del generale dovere di soccorso istruttorio contemplato dall’art. 6 l. 241/1990.

Si ringrazia sentitamente il dott. Roberto Travaglini per la segnalazione.

Post di Alberto Antico – avvocato

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La parità di genere nella Giunta comunale

18 Mar 2025
18 Marzo 2025

Il TAR Napoli ha affermato che, ai fini del rispetto della parità di genere nell’ambito della Giunta comunale (artt. 6, co. 3 e 46, co. 2 TUEL), spetta al Sindaco svolgere l’attività volta ad acquisire la disponibilità di donne, anche esterne al Consiglio per i Comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti (art. 47, co. 4 TUEL), motivando adeguatamente l’eventuale impossibilità di adeguamento alla legge; incombe pertanto sul Sindaco l’onere di provare di non essere riuscito ad acquisire la disponibilità allo svolgimento della funzione assessorile da parte di un rappresentante del genere femminile.

Ai fini del rispetto della parità di genere la natura fiduciaria della carica assessorile non può giustificare la limitazione di un eventuale interpello alle sole persone appartenenti alla stessa lista o alla stessa coalizione di quella che ha espresso il Sindaco; ciò a maggior ragione in realtà locali non particolarmente estese, nelle quali sia il limitato numero di soggetti in astratto idonei sia la natura delle relazioni interpersonali rendono non eccentrica una simile soluzione.

Dal punto di vista processuale, lo status della ricorrente di cittadina residente nel Comune e la titolarità del correlativo diritto all’elettorato attivo costituiscono condizioni legittimanti la proposizione del ricorso teso a denunciare l’illegittima compressione del diritto garantito dalla stessa Costituzione alla rappresentanza di genere femminile nella compagine di governo locale e, pertanto, alla verifica di legittimità della composizione della Giunta con riferimento al principio della parità di genere.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Primo rinvio pregiudiziale alla Corte di cassazione da parte del G.A.

18 Mar 2025
18 Marzo 2025

Il TAR Liguria ha affermato che l’istituto del rinvio pregiudiziale alla Corte di cassazione per la risoluzione di una questione di diritto, previsto dall’art. 363-bis c.p.c., è applicabile anche al processo amministrativo qualora la questione interpretativa (nella specie, attinente alla spettanza della giurisdizione sulle procedure di conferimento di incarichi direttivi di struttura sanitaria complessa ai sensi dell’art. 15, co. 7-bis d.lgs. 502/1992, come modificato dall’art. 20 l. 118/2022) risulti necessaria per la definizione del giudizio e sussistano difficoltà interpretative confermate da posizioni contrastanti espresse dal Consiglio di Stato.

Post di Alberto Antico – avvocato

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