Modifica dell’alveo fluviale e diritto intertemporale

20 Mag 2025
20 Maggio 2025

Il Tribunale superiore delle acque pubbliche (TSAP) ha affermato che, laddove il ritiro delle acque dall’alveo fluviale si sia verificato anteriormente al 3 febbraio 1994, il regime proprietario dei terreni abbandonati dalle acque è disciplinato dall’art. 942 c.c. nella formulazione previgente l’entrata in vigore della l. 37/1994, che ne prevedeva la sdemanializzazione e l’acquisto, a titolo originario, in favore del proprietario della riva scoperta.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Giurisdizione sulla delibera comunale di sdemanializzazione di un bene del demanio idrico

20 Mag 2025
20 Maggio 2025

Il Tribunale superiore delle acque pubbliche (TSAP) ha affermato la propria giurisdizione su una domanda di annullamento di una delibera del Consiglio comunale che incida sul bene del demanio idrico, anche se si controverta della proprietà del bene, in quanto la giurisdizione si determina dalla domanda, e, comunque, ai sensi dell’art. 197 r.d. 1775/1933, il TSAP in unico grado può decidere anche le questioni relative alla demanialità delle acque necessarie alla risoluzione di questioni direttamente rientranti nella giurisdizione di legittimità.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Convertito in legge il decreto su referendum ed elezioni del 2025

19 Mag 2025
19 Maggio 2025

Con la l. 15 maggio 2025, n. 72 (pubblicata in G.U., Serie generale n. 113 del 17.05.2025), entrata in vigore il 18 maggio 2025, è stato convertito in legge, con modificazioni, il d.l. 19 marzo 2025, n. 27, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali e referendarie dell’anno 2025.

Il testo della l. 72/2025 è consultabile al seguente link:

https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2025-05-17&atto.codiceRedazionale=25G00079&elenco30giorni=false.

Il testo coordinato del d.l. 27/2025, come convertito dalla l. 72/2025, è disponibile al seguente link:

https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2025-05-17&atto.codiceRedazionale=25A02969&elenco30giorni=false.

Post di Alberto Antico – avvocato

La demanialità dei canali intubati sotterranei

19 Mag 2025
19 Maggio 2025

Il Tribunale superiore delle acque pubbliche (TSAP), in una causa vertente sull’accertamento della natura demaniale di un corso d’acqua intubato al di sotto di un sito produttivo e destinato alla raccolta di acque reflue, ha stabilito che la soluzione deve necessariamente tener conto dell’evoluzione normativa che prende le mosse dalla novella di cui all’art. 1 l. 36/1994, la quale, con successiva conferma da parte dell’art. 144 d.lgs. 152/2006, ha affermato l’appartenenza al demanio idrico di tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorché non estratte dal sottosuolo.

La normativa sopravvenuta – profondamente innovando rispetto alla previgente disciplina di cui al r.d. 1775/1933, che ancorava la natura pubblica delle acque alla loro attitudine a soddisfare usi di interesse generale – ha introdotto in via presuntiva l’esistenza di un interesse pubblico alla gestione delle acque superficiali e sotterranee. Le acque private sono ipotesi residuali configurabili solo quando difetta l’idoneità concreta della risorsa al soddisfacimento di interessi di carattere generale, come ad esempio le acque piovane in invaso o in cisterne al servizio di fondi agricoli o di edifici singoli, oppure le acque termali per uso geotermico.

Non rientrano nella nozione di acque pubbliche, stante il difetto dell’attitudine a soddisfare esigenze generali, le acque piovane e nere quando vengano convogliate nella rete fognaria, mentre hanno natura pubblica le acque che senza refluire nella rete fognaria, vadano ad innestarsi su altri corsi d’acqua pubblici.

Ha pertanto demaniale il canale d’acqua che funge da ricettore di acque anche reflue che non sono destinate esclusivamente allo smaltimento in quanto, senza confluire nella rete fognaria, si immettono in un corso d’acqua pacificamente pubblico.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Il Comune non può sdemanializzare una porzione di fosso senza consultare il Demanio

19 Mag 2025
19 Maggio 2025

Il Tribunale superiore delle acque pubbliche (TSAP) ha affermato che è illegittima la delibera del Consiglio comunale che disponga la sdemanializzazione di un bene del demanio idrico (porzione di fosso), sul presupposto dell’avvenuta perdita delle caratteristiche del bene: a seguito della l. 37/1994 non è più consentita la sdemanializzazione tacita, per cui i presupposti per la sdemanializzazione devono essere valutati dall’Agenzia del Demanio nell’esercizio di un potere discrezionale; per il periodo anteriore al 1994 l’eventuale sdemanializzazione tacita di un bene del demanio idrico comporta il passaggio del bene al patrimonio disponibile dello Stato appartenendo il demanio idrico al demanio statale necessario.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Il nulla osta idraulico nel procedimento di sdemanializzazione

19 Mag 2025
19 Maggio 2025

Il Tribunale superiore delle acque pubbliche (TSAP) ha affermato che non è autonomamente impugnabile il nulla osta idraulico rilasciato dalla Regione nell’ambito di una procedura di sdemanializzazione in quanto tale atto, rispetto al successivo provvedimento di sdemanializzazione, si presenta vincolante solo se è negativo, mentre se positivo l’Agenzia del Demanio rimane titolare del potere discrezionale di procedere o no alla sdemanializzazione.

Di conseguenza, le questioni relative alla proprietà di alcune particelle, sollevate dal privato che abbia interesse alla persistenza del vincolo demaniale, possono essere fatte valere avverso l’eventuale provvedimento dell’Agenzia del demanio che ne disponga la sdemanializzazione.

Il TSAP ha aggiunto che, laddove si voglia sostenere la proprietà collettiva (nel caso di specie, in capo ad una Comunanza agraria) di alcuni fondi, il giudice fornito di giurisdizione è il Commissario liquidatore degli usi civici.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Decadenza quinquennale delle previsioni urbanistiche sulle aree di espansione

19 Mag 2025
19 Maggio 2025

Nel caso di specie, le aree di proprietà di un privato erano incluse in un PIP nel 2005 come zona D1.

Il Comune – la cui disciplina urbanistica del territorio è rimasta ancorata al PRG vigente in conseguenza della mancata adozione del PAT e del PI – riteneva di applicare l’art. 18, co. 7 e 7-bis l.r. Veneto 11/2004 e, con avviso pubblico, rendeva noto agli aventi titolo la possibilità di richiedere, entro il termine indicato, la proroga del termine quinquennale di efficacia delle previsioni relative alle aree di trasformazione o espansione soggette a PUA.

Nel dettaglio, l’applicazione di tali norme era fatta discendere dall’art. 13, co. 14 l.r. Veneto 14/2017, che disciplina la fattispecie dei Comuni non dotati di PAT, per i quali il termine quinquennale di decadenza decorre dall’entrata in vigore della stessa legge.

Il privato sosteneva che non gli fosse applicabile l’art. 18, co. 7 l.r. Veneto 11/2004, la quale norma sancirebbe la decadenza delle previsioni urbanistiche di espansione unicamente per le aree di trasformazione o espansione soggette a strumenti urbanistici non approvati e non anche per le aree soggette a strumenti urbanistici approvati prima del quinquennio.

Il TAR Veneto ha dissentito dal privato.

Lo strumento urbanistico non solo deve essere approvato, ma deve potere spiegare i propri effetti, nel senso che devono essere verificati eventuali termini che condizionano la sua efficacia in relazione a un periodo temporale.

Nella fattispecie concreta, il PIP del 2005 dava espressamente atto di rimanere efficace per la durata di 10 anni dalla data di entrata in vigore.

Ne consegue che il Comune, nel diramare l’avviso pubblico surriferito, ha considerato lo stato delle cose caratterizzato dall’oggettiva mancanza di un PUA approvato e in corso di validità, non ravvisando (correttamente e in piena coerenza con quanto stabilito in origine) alcuna ultrattività al precedente PIP.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Ultrattività del P.I.

19 Mag 2025
19 Maggio 2025

Nel caso di specie, il privato era convinto di aver comprato un’area qualificabile come zona bianca e che questo gli permettesse di superare il vincolo, presente nel P.I. previgente, di ivi edificare un edificio a media struttura di vendita non alimentare.

Il TAR Veneto ha invece applicato la clausola della sopravvenuta variante al P.I., secondo la quale, per i procedimenti edilizi avviati prima dell’adozione del nuovo P.I. e fino all’efficacia dell’agibilità dell’opera, si applica la disciplina vigente al momento della presentazione delle relative istanze, com’era il caso di specie.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Vincolatività e interpretazione del bando di gara

19 Mag 2025
19 Maggio 2025

Il Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione siciliana ha affermato che le regole contenute nella lex specialis di una gara vincolano non solo i concorrenti, ma anche la stessa P.A., che non conserva alcun margine di discrezionalità nella loro concreta attuazione, non potendo disapplicarle neppure nel caso in cui talune di esse risultino inopportunamente o incongruamente formulate, salva, naturalmente, la possibilità di far luogo, nell’esercizio del potere di autotutela, all’annullamento del bando, esigendo la tutela dell’affidamento dei destinatari una interpretazione che dia prevalenza alle espressioni letterali ed escluda ogni procedimento ermeneutico in funzione integrativa diretto a evidenziare pretesi significati, così ingenerando incertezze nell’applicazione.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Occupazione sine titulo della P.A. e rinuncia abdicativa

17 Mag 2025
17 Maggio 2025

Il TAR Veneto ha affermato che la rinuncia abdicativa – ferma restando la sua applicazione generale – non può trovare ingresso in materia di occupazioni contra ius della P.A., ostandovi la disciplina legale sancita dall’art. 42-bis d.P.R. 327/2001.

Post di Alberto Antico – avvocato

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