Gli edifici “ambientali”

07 Apr 2025
7 Aprile 2025

Nel caso di specie, il Piano particolareggiato del centro storico di un Comune definiva come “ambientale” l’edificio del privato, con conseguente divieto di alterare la sua configurazione esterna.

Il TAR Veneto ha affermato che la realizzazione di una pensilina in struttura metallica ancorata alla parete e dotata di copertura in materiale trasparente, provvista di meccanismo che consente anche l’uso di una tenda solare motorizzata e rispetto a cui la tenda solare rappresenta, dunque, solo un elemento accessorio, alterava senz’altro l’aspetto esterno dell’edificio: perciò, legittimamente il Comune ne ordinava la demolizione.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Deroga al vincolo ferroviario

07 Apr 2025
7 Aprile 2025

Il TAR Veneto ha affermato che l’art. 60 d.P.R. 753/1980 impone l’obbligo di motivazione solo nel caso in cui Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. ritenga di poter ammettere la deroga al rispetto della distanza minima di 30 metri, stabilita dalla legge allo scopo di salvaguardare evidenti e rilevantissime esigenze di sicurezza pubblica e di manutenzione delle infrastrutture necessarie per l’esercizio dell’attività ferroviaria. Di conseguenza, non occorre fornire una specifica motivazione in ordine agli interessi pubblici protetti e alla loro prevalenza rispetto all’interesse dei privati proprietari alla realizzazione dei beni all’interno di questa area sensibile.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Realizzazione con il Piano casa di un ampliamento e di una tettoia fotovoltaica

07 Apr 2025
7 Aprile 2025

Il TAR Veneto ha affermato la legittimità di una SCIA alternativa al PdC per l’ampliamento di un fabbricato residenziale e la costruzione di una tettoia fotovoltaica in virtù degli artt. 2, co. 1 e 2 e 5, co. 1, lett. b l.r. Veneto 14/2009.

Post di Alberto Antico – avvocato

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L’installazione di una recinzione (con i debiti accorgimenti) è un diritto

07 Apr 2025
7 Aprile 2025

Il TAR Veneto ha affermato che il punto non è se si possano installare in un contesto delle recinzioni, ma quali caratteristiche debbano avere le recinzioni per non stravolgere l’immagine dei luoghi e non impedire la visuale verso l’interno dei fondi. Le limitazioni che si possono ordinariamente prescrivere per ottenere questi risultati riguardano l’altezza (che deve essere contenuta), i materiali (che devono essere possibilmente naturali, e comunque facilmente amovibili), la struttura (preferibilmente a maglie larghe, o comunque tale da non impedire il passaggio dell’aria e della luce), i colori (per evitare contrasti cromatici), e il posizionamento (in arretramento dalla strada, o comunque secondo le linee di minore impatto visivo).

Tali parametri sono rispettati quando il progetto proposto cerca di offrire a questi problemi una soluzione equilibrata.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Deroga ai limiti massimi di altezza degli edifici

07 Apr 2025
7 Aprile 2025

Nel caso di specie, il privato invocava il Piano casa per giustificare il superamento dei limiti di altezza massima previsti dal PRG in Zona D.

Il TAR Veneto ha disatteso l’eccezione, risalendo alle origini del detto limite.

A prescindere dal fatto che la costruzione in deroga dovrebbe essere supportata dalla sussistenza di un interesse pubblico, il TAR ha negato di poter applicare l’art. 14 d.P.R. 380/2001, o il precedente art. 2-bis: il d.m. 1444/1968 rimanda agli strumenti urbanistici la fissazione dei limiti massimi di altezza in Zona D, cosicché essi devono essere ritenuti inderogabili.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Il costo di costruzione per interventi su immobili destinati ad attività turistiche

07 Apr 2025
7 Aprile 2025

Il TAR Veneto ha affermato che, ai sensi dell’art. 83, ult. co. l.r. Veneto 61/1985, nel caso di interventi di ristrutturazione edilizia su edifici esistenti o di costruzioni o impianti destinati ad attività turistiche, il costo di costruzione, calcolato sulla base di una stima analitica, dei lavori rispettivamente, ai sensi dell’art. 6, ult. co. o dell’art. 10, co. 2 l. 10/1977, non può superare quello stabilito annualmente con decreto del Ministero dei Lavori Pubblici, ai sensi dell’art. 6, co. 1 l. cit.

Tale disposizione, al fine di favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente e non penalizzare gli interventi di ristrutturazione edilizia, pone un tetto all’importo del costo di costruzione parametrato al solo costo dei lavori, che spesso per tale tipologia di interventi edilizi è di rilevante entità, e nel perseguire tale finalità, come risulta dal suo stesso tenore letterale, trova applicazione per tutti gli interventi di ristrutturazione edilizia, indipendentemente dal tipo di destinazione degli edifici oggetto dell’intervento, e deve ritenersi tutt’ora vigente, in quanto non è abrogata in modo espresso, né può ritenersi abrogata in modo implicito, dato che non si pone in una relazione di incompatibilità rispetto alla normativa regionale e statale di principio successivamente intervenuta.

Anzi, riguardo a quest’ultima, l’art. 16, co. 10 d.P.R. 380/2001, stabilisce che al fine di incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente, per gli interventi di ristrutturazione edilizia i Comuni hanno comunque la facoltà di deliberare che i costi di costruzione ad essi relativi non superino i valori determinati per le nuove costruzioni ai sensi del comma 6 art. cit., rendendo incontrovertibile la compatibilità della normativa regionale con quella statale ad essa sopravvenuta.

Il costo di costruzione relativo agli interventi relativi alla ristrutturazione, indipendentemente dalla destinazione degli edifici, si deve calcolare in misura percentuale sul costo di costruzione risultante da computo metrico estimativo, ma nella maggior parte dei casi il contributo deve essere calcolato in base all’importo relativo agli interventi di nuova costruzione, in quanto l’importo del computo metrico in genere è di entità superiore.

La norma è indifferente all’eventuale maggior carico urbanistico generato dall’intervento edilizio, perché esso è compensato dal pagamento degli oneri tabellari di urbanizzazione, primaria e secondaria.

Post di Alberto Antico – avvocato

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L’ammonimento del Questore per sospetto stalking

05 Apr 2025
5 Aprile 2025

Il TAR Veneto ha affermato che l’ammonimento è una misura di prevenzione con finalità dissuasive, finalizzata a scoraggiare ogni forma di persecuzione nel contesto di relazioni affettive e/o sentimentali. In ragione del fatto che il procedimento amministrativo di cui all’art. 8 d.l. 11/2009 si muove su un diverso piano (cautelare e preventivo) da quello del procedimento penale per il reato di cui all’art. 612-bis c.p., il provvedimento conclusivo (decreto di ammonimento) presuppone non l’acquisizione di prove tali da poter resistere in un giudizio penale avente ad oggetto un’imputazione per il reato di stalking, bensì la sussistenza di elementi dai quali sia possibile desumere un comportamento persecutorio o gravemente minaccioso che, nel contesto delle relazioni affettive e sentimentali, possa degenerare e preludere a condotte costituenti reato.

Post di Alberto Antico – avvocato

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Nuova pronuncia della P.A. a seguito del cd. remand cautelare

05 Apr 2025
5 Aprile 2025

Il TAR Catania ha affermato che qualora la P.A., nell’adozione di un nuovo provvedimento a seguito di ordinanza cautelare propulsiva (cd. remand cautelare), manifesti in maniera espressa e inequivoca che tale determinazione sia il frutto di una nuova e autonoma volontà di provvedere sulla vicenda sub iudice (e non mera esecuzione a quanto statuito nell’ordinanza cautelare) sarà possibile qualificare quest’ultima come nuovo provvedimento amministrativo, sostitutivo del precedente, con conseguente cessazione della materia del contendere ovvero improcedibilità del ricorso originario per sopravvenuto difetto di interesse, a seconda se il nuovo atto abbia contenuto satisfattivo o no della pretesa dedotta in giudizio dal ricorrente.

Post di Alberto Antico – avvocato

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L’Adunanza Plenaria interpreta estensivamente le ipotesi di rimessione della causa al primo giudice

05 Apr 2025
5 Aprile 2025

L’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha affermato che l’art. 105, co. 1 c.p.a., nella parte in cui prevede che il giudice d’appello rimetta la causa al giudice di primo grado se dichiara la nullità della sentenza, si applica anche quando la sentenza appellata abbia dichiarato inammissibile il ricorso di primo grado, errando palesemente nell’escludere la legittimazione o l’interesse del ricorrente.

Post di Alberto Antico – avvocato

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La domanda risarcitoria a fronte di atti illegittimi per vizi di forma

05 Apr 2025
5 Aprile 2025

Il TAR Veneto ha affermato che la giurisprudenza consolidata non riconosce il diritto al risarcimento del danno a seguito dell’annullamento dell'atto amministrativo per meri vizi di forma (violazione del contraddittorio procedimentale, difetto di istruttoria, carenza di motivazione), in quanto manca l’accertamento della spettanza del bene della vita.

Ci si chiede se però non debba essere fatto salvo il danno da ritardo.

Post di Alberto Antico – avvocato

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